martedì 30 settembre 2008

L'11 settembre dell'economia



di VITTORIO ZUCCONI - da repubblica.it

C'È un buco nero nel cuore del disastro finanziario globale, una voragine sulla quale tutti ci affacciamo, scavata dal fallimento di una presidenza che non riesce neppure più a compattare il proprio partito per passare una legge disperata, diretta a una situazione disperata.

E assiste impotente all'ammutinamento dei suoi parlamentari. Quando due terzi dei repubblicani alla Camera dei deputati (e un terzo dei democratici) hanno votato contro il "piano Bush" da 700 miliardi, accusandolo di essere "socialistico" (sic), un'accusa che mai avremmo immaginato potesse essere lanciata contro di lui, un caos aggravato dalla inutile sceneggiata del senatore McCain paracadutato su Washington a complicare le cose per pura propaganda elettorale, ha prodotto un panico sbigottito di fronte alla leadership politica americana allo sbando e ha afferrato anche chi lo aveva voluto e provocato. E ora promette di ripensarci e di gettare il salvagente nei prossimi giorni, dopo che le Borse avranno consumato altre fortune e banche europee come americane si saranno arrese.

Ancora più di una Pearl Harbor, come disse il superfinanziere Warren Buffet, questi giorni sembrano un secondo 11 settembre, e non necessariamente incruento, pensando alle migliaia di piccole tragedie umane che provocheranno. Fanno rivivere ore di una catastrofe alla quale nessuno è preparato, che molti avevano previsto senza fare niente per prevenirla e per la quale non si vogliono adottare soluzione e risposte serie e dolorose, che vadano oltre lo scaricabarile partigiano.

Ma se, nel suo orrore, la strage delle Torri Gemelle fece scattare il senso della coesione e dell'unità nazionale, questo Ground Zero della finanza, della liquidità, della Borsa, ha scatenato la reazione opposta e micidiale dell'anarchia totale. Ha mosso il panico della ribellione e del "si salvi chi può" di parlamentari di provincia preoccupati non di salvare i risparmi, le pensioni, il lavoro, il credito di aziende e di invidui, ma di salvarsi il seggio dal castigo elettorale promesso da cittadini furiosi e sbandati al pensiero di dover salvare i "pescecani" di Wall Street con i soldi delle tasse.

Il panico che ha assalito la Borsa alla conta finale della bocciatura della legge e che si estenderà nel gorgo vizioso degli altri mercati nasce, come ormai è impossibile negare, non dal crollo di questa o quella banca d'affari, ma dal senso di vertigine che assale guardando il vuoto che sta al centro di una potenza come l'America. Se due terzi del partito ancora teoricamente di Bush, il repubblicano, respinge con pretesti puerili ("il discorso della presidente della Camera Pelosi ha irritato i nostri deputati" tentava di spiegare uno dei leader dell'ammutinameto, il repubblicano Kantor della Virigina) il grido del proprio presidente che alle sette e trenta del mattino, un'ora senza precedenti in guerra o in pace, era andato in diretta per un ultimo appello, soltanto il vento della follia politicante e dell'opportunismo più sfacciato possono spiegare che cosa sia accaduto. Ed è incredibile che la "speaker" della Camera e i suoi capi regime non abbiano saputo contare le teste, prima di chiedere il voto.

Il piano Paulson, ministro del Tesoro, sponsorizzato da un Presidente impopolare e detestato da un partito che non lo volle neppure al proprio Congresso come nessuno fu dagli ultimi giorni di Nixon nel Watergate, non sarebbe stato un toccasana magico, ma un salvagente gettato ai naufraghi delle banche che annaspano e che stanno trascinando a fondo innocenti in tutto il mondo. Averlo respinto soltanto perché i sondaggi dicono che gli elettori dei repubblicani duri e puri della destra antistatalista non lo volevano, e per il reciproco, classico giochetto parlamentare di far votare agli altri quello che tu non vuoi, per avere gli effetti positivi della legge senza pagarne il prezzo, è stato un segnale di spaventosa irresponsabilità politica.

"Per salvare il proprio seggio hanno preferito punire la nazione" ha detto il presidente della commissione finanze della Camera, Barney Frank rispondendo alla spiegazione infantile dei repubblicani che sostenevano di avere votato contro perché irritati dal discorso fazioso della presidente della Camera, come se salvare il sistema finanziario fosse questione di buone maniere. Purtroppo, manca ancora più di un mese, 35 giorni, alla liberazione di quel voto del 4 novembre che dovrebbe bonificare l'aria dai fumi tossici di una campagna elettorale micidiale e in 35 giorni la voragine nel Ground Zero di questa catastrofe potrebbe ancora allargarsi.

Ma la dimostrazione di mediocrità provinciale, di anarchia, di ammutinamento egoistico offerta ieri dalla Camera degli Stati Uniti, rimarrà. E solleva il dubbio che la democrazia americana, e la responsabilità di guidare il mondo, siano una cosa troppo seria per essere lasciata a questa America moralmente e politicamente distrutta da otto anni di menzogne bushiste su tutto, dalle guerre alle torture all'economia "sana". L'America e il resto del mondo, sono costretti a continuare a pagare il conto di una "failed presidency", di una presidenza in bancarotta.

lunedì 29 settembre 2008

Obbligazioni & vaselina



di Eugenio Benetazzo - da disinformazione.it

Lo avevo già predetto nel Maggio del 2006, il miglior investimento per gli anni a venire sarebbe stato l'acquisto di azioni di società che producono vaselina, perchè ve ne sarebbe stata una fortissima richiesta nel successivo biennio. Andate a rileggervi quello spiritoso redazionale per capire perchè adesso la vaselina è ampiamente richiesta dai piccoli risparmiatori italiani. Iniziamo con lo svegliare tutte quelle persone che dormono nell'innocente torpore accompagnato dalle affermazioni rassicuranti delle nostre autorità istituzionali che non sanno più come tranquillizzare il pubblico risparmiatore italiano. Secondo autorevoli, quanto discutibili, fonti mediatiche, l'attuale crisi finanziaria (la peggiore di sempre) non contagerà più di tanto il vecchio continente ed il nostro paese: questo perchè le banche italiane ed europee non sono avventate e spudorate come quelle statunitensi che adesso si scontrano con il mostro che loro stesse hanno creato (il profitto indiscriminato). Infatti le banche italiane, per fare un esempio, non hanno erogato mutui al 100 % a persone che non hanno un reddito certo come in America, e nemmeno hanno cartolarizzato posizioni di debito ipotecario quando si sono rese conto che anche in Italia si stava verificando una sistematica incapacità di onorare i propri debiti nel lungo termine in seguito al progressivo rialzo dei tassi di interesse.

Secondo le fonti istituzionali, a farla grande, forse saranno state un paio di banche nel nostro paese ad aver erogato mutui ad intervento integrale, gonfiando le perizie di valutazione degli immobili pur di rendere congrua la rata del mutuo con il reddito mensile percepito e riuscire così a fare budget. Di cosa vi stupite! Ormai si cerca all'inverosimile di nascondere anche quello che è stato palese agli occhi di tutti per numerosi anni pur di evitare una crisi di fiducia da parte del sistema. Crisi che molto presto si riverserà anche sulle tasche di ignari risparmiatori che avevano investito in prodotti a capitale protetto e rendimento garantito, come le polizze index linked o le obbligazioni strutturate, nella speranza di almeno riprendersi l'integralità del proprio conferimento qualora i mercati avessero subito perdite o fossero state colpite da un andamento sfavorevole rispetto a quello pronosticato. E a questo punto si apre un vaso di pandora: infatti adesso si profilano rischi non indifferenti che vanno dall'impossibilità di smobilizzare la propria posizione fino alla perdita anche totale di quanto investito, nonostante la garanzia del capitale.

Prima di proseguire oltre è opportuno spiegare che cosa sono e come sono costruiti questi prodotti di investimento, in parte strumenti finanziari ed in parte assicurativi. Sostanzialmente, per semplificare al massimo, una obbligazione strutturata rappresenta l'unione di due strumenti finanziari a se stanti: una obbligazione tradizionale (emessa da un emittente con rating elevato) ed un prodotto finanziario derivato (come ad esempio, un'opzione su un indice di borsa). Quanto sopra esposto possiamo avallarlo anche per una polizza index linked (il cui capitale assicurato dipende dal valore di un indice azionario o di un altro valore di riferimento). Passiamo adesso a descrivere le operazioni finanziarie che effettua la banca che vi ha proposto l'obbligazione strutturata di turno: supponiamo che abbiate conferito 100.000 euro. Con questo importo viene sottoscritto l'obbligazione tradizionale che fa da sottostante alla polizza index linked, una obbligazione diciamo emessa da una primaria banca internazionale il cui rating è indiscusso. Questa obbligazione paga una cedola annuale del 4 % pari a 4.000 euro annui di interesse. La vostra banca a questo punto anticipa di tasca propria i 4.000 euro che percepirà alla fine dell'anno e li investe in prodotti finanziari sofisticati, come le opzioni su un indice di borsa, confidando in un rialzo di quell'indice per gli anni successivi. Il vantaggio di investire acquistando opzioni è duplice: infatti se il tal indice si muove al rialzo come si prevedeva, i 4.000 euro investiti potrebbero anche raddoppiare o triplicare, nel caso in cui invece questo non si verifichi, ovvero l'indice di riferimento scende piuttosto che salire, i 4.000 euro svaniscono in quanto il valore delle opzioni sugli indici si riduce a zero.

Con questa architettura è possibile pertanto investire anche su mercati molto volatili come gli indici azionari, mantenendo comunque la garanzia sul capitale in caso di andamenti avversi alle proprie aspettative, infatti trascorso un anno la vostra banca incassa l'interesse dell'obbligazione che ha per voi sottoscritto e copre la perdita dei 4.000 euro anticipati per effettuare la speculazione sull'indice di borsa. Naturalmente si può verificare che l'andamento degli indici si manifesti secondo le proiezioni ed analisi della vostra banca: in questo caso l'interesse percepito su base annua dalla vostra obbligazione strutturata o dalla vostra polizza index linked diventa significativa, anche oltre il 10%. Per come vi è stato descritto il tutto potete capire che volendo ognuno si potrebbe costruire da solo la propria obbligazione strutturata acquistando un titolo obbligazionario di first standing come il Bund (titolo di stato tedesco con scadenza decennale). E qui ora arriviamo al cuore di quanto vi voglio svelare con questo redazionale: le tecniche di marketing per vendere questi prodotti spingono molto sulle caratteristiche esplicite del prodotto ovvero il capitale protetto ed il rendimento garantito.

Tuttavia in pochi, temo, si soffermino a leggere quanto riportato nelle offerte di sottoscrizione o nei documenti di sintesi di queste obbligazioni strutturate o di queste polizze unit linked. Alle voci "Rischio Emittente" o "Garanzie" quasi tutti i modelli riportano la stessa frase di rito ovvero "il contraente assume il rischio di credito connesso all'insolvenza degli emittenti del portafoglio finanziario strutturato: pertanto, esiste la possibilità che il contraente ottenga, al momento del rimborso, un ammontare inferiore al capitale nominale". Questa clausola viene riportata molto spesso anche in grassetto, per far capire a chi sottoscrive il prodotto che la famosa frase fatta "capitale protetto e rendimento garantito" vale solo in teoria, infatti qualora l'emittente andasse in default o fallisse, il proprio capitale andrebbe a gonfiare le fila di penose vicende finanziarie stile Argentina o Cirio.

Sappiate che in quest'ultima settimana molti prodotti a capitale protetto (obbligazioni strutturate o polizze index linked) si sono polverizzati in quanto avevano come sottostante una obbligazione tradizionale di Lehman Brothers !

Inutile raccontarvi di quante banche italiane ora facciano a gara a ritirare la raccolta per la tal obbligazione strutturata di turno sapendo benissimo il marcio del sistema ed i rischi per chi le sottoscrive. Chi invece avesse sottoscritto in passato prodotti di questa fattezza è vivamente invitato ad informarsi quanto prima sulla consistenza del sottostante della propria polizza od obbligazione strutturata (per conoscere chi è l'emittente che dovrebbe garantire loro almeno il capitale versato), e qualora fosse ormai troppo tardi, di procurarsi una abbondante confezione di vaselina con relativo applicatore per sopportare con maggior serenità il dolore che avvertiranno dall'ennesima sodomia finanziaria.

sabato 27 settembre 2008

Il "salvatore" di Alitalia


Walter Veltroni è convinto di avere salvato Alitalia. E' tornato da New York, ha fatto una chiacchierata con Epifani (Cgil) ed ha risolto il problema. Così crede lui... Fosse anche vero (ma sappiamo che non era la Cgil quella da convincere, bensì i rappresentanti dei piloti e degli assistenti di volo) vorrei sapere dal Walter perché non si è mosso prima, cioè nella primavera scorsa, quando al tavolo della contrattazione non erano seduti gli sciacalli del Cai, ma i dirigenti di Air France. Forse perché all'epoca c'era da far saltare il governo Prodi? Comunque sia, c'è poco di cui essere fieri nell'aver regalato la nostra compagnia aerea ai Colaninno, Passera, Tronchetti Provera, Benetton, ecc. ecc.. Io non sono un contabile, tanto meno un commercialista e neppure un imprenditore. Ma ne so abbastanza da comprendere di essere stato allegramente preso per il culo, assieme ad una sessantina di milioni di italiani. Non capite oppure fate finta di non capire? In ogni caso, sentita qua. Air France offriva 2 miliardi e 600 milioni. Il Cai mette invece sul piatto trecento milioni virtuali - che in concreto saranno poi un centinaio - per acquistare solo la parte sana della compagnia (i debiti invece li pagheranno i contribuenti). Cento milioni di euro: cioè un ventesimo del suo reale valore. E questo lo chiamano salvare Alitalia! Ma c'era da salvaguardare l'italianità della nostra compagnia di bandiera e ciò non perché questo freghi davvero qualcosa a qualcuno (non interessa né ai lavoratori e né ai miei connazionali, che sono giustamente stufi di pagare i debiti di Alitalia), ma solo per salvare la faccia ad un tizio che in campagna elettorale aveva invocato l'intervento di una cordata tricolore. Ma la cosa peggiore è che alla fine, dopo tanto speculare sulla pelle di migliaia di lavoratori, Alitalia finirà lo stesso tra le braccia di qualche vettore straniero. E' solo questione di tempo, perché un bel giorno l'Unione Europea imporrà ad Alitalia la restituzione del prestito ponte di trecento milioni di euro ricevuto dal governo e a quel punto Colaninno e gli altri filibustieri svenderanno a Lufthansa o Air France, guadagnandoci comunque una carriolata di denaro, per non dire della fetta di torta dell'Expò (e parliamo di miliardi di euro) che già gli era stata promessa come moneta di scambio per il disturbo che si sono presi nell'accogliere l'appello del presidente del consiglio. Viva l'Italia, viva l'italianità!! (di 'sti cazzi...)

venerdì 26 settembre 2008

Faccia da colica


Ho visto dabliù Bush in tv. Aveva la faccia da colica, cioè quella delle grandi occasioni. Deve far digerire ai propri connazionali un esborso statale di ben 700 miliardi di dollari a difesa del mercato azionario. Non è la prima volta che i governi americani corrono a soccorrere la Borsa: sono le contraddizioni di un sistema sedicente liberista, ma con il culo degli altri. Cioè i contribuenti. Funziona così: le grandi società finanziarie (banche d'affari, colossi assicurativi, agenzie di brokeraggio, ecc.) speculano e fanno affar(on)i alle spalle degli ignari cittadini. Finchè le cose vanno bene qualche briciola capita che finisca pure a questi ultimi (chessò, qualche dividendo azionario, qualche plusvalenza, o magari mutui facili a tassi particolarmente vantaggiosi). Quando però - per l'incontenibile avidità degli speculatori - si tira troppo la corda, ecco che i nodi vengono al pettine. Il sistema va in crisi. A quel punto - trattandosi di sistema capitalistico fondato su un liberismo privo di freni inibitori - chi è causa del suo (e non solo suo) mal - cioè gli stessi speculatori che hanno causato il danno - dovrebbe essere tenuto a rimediare. Entra invece in scena lo Stato, che in nome dell'interesse collettivo mette sul piatto il denaro che dovrà servire a ristabilire lo status quo ante e quindi a ripristinare il circolo vizioso di cui dicevo, con le speculazioni, gli arricchimenti "selvaggi" e tutto il resto. Venghino siore e siori, partecipate al gran banchetto della finanza. Paga la collettività! Come sempre...

giovedì 25 settembre 2008

Senza vergogna


dal sito di repubblica.it

Un lodo Alfano per il premier Silvio Berlusconi. Per bloccare i suoi processi Mills e Medusa. Quello è già fatto. È alle spalle. Adesso serve un lodo Consolo per il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, di cui Consolo è pure avvocato. Aennino il ministro, aennino il proponente. Tutto in famiglia. Com'è stato per il lodo Alfano. Uno scudo protettivo per fermare i processi alle alte cariche dello Stato fresco di pochi mesi. Un disegno di legge, pensato e scritto dal deputato Giuseppe Consolo, affidato alle cure del capogruppo di Forza Italia Enrico Costa, nelle prossime "priorità" della commissione Giustizia della Camera.

Una nuova porta aperta verso il definitivo ripristino dell'immunità parlamentare in stile 1948 per tutelare e mettere al riparo chi è già nei guai con la giustizia. In comune con il lodo Alfano la solita norma transitoria, quella che disciplina l'utilizzo di una legge, e che, anche in questo caso come per tutte le leggi ad personam, stabilisce che il lodo Consolo "si applica anche ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della presente legge".

Giustizia di casa nostra per tutto il governo Berlusconi. Stavolta per i suoi ministri. Per Matteoli in particolare, visto che a Livorno c'è un suo processo per favoreggiamento. Ma vediamo prima la proposta e poi la persona e il processo a cui si applica. Che si va a inventare Consolo per il suo cliente? Una leggina, due articoli in tutto, che rivoluziona le regole costituzionali per i reati ministeriali, quelli commessi da soggetti che sono, o sono stati, ministri. Un giochetto facile facile.

Rendere obbligatoria la richiesta di autorizzazione anche per i reati che, a parere del tribunale dei ministri, non meritano una copertura ministeriale e quindi, stando alle norme attuali, devono essere valutati e investigati dalla procura. Se, a parere dei pm e dei giudici, il delitto è stato commesso, il soggetto va a processo come un normale cittadino.
Eh no, questo a Consolo non sta affatto bene.

Anche perché c'è giusto il suo compagno di partito e legalmente assistito, il ministro Matteoli, ex capogruppo di An al Senato nella scorsa legislatura, e prima ancora ministro dell'Ambiente, che nel 2005 viene messo sotto inchiesta dalla procura di Livorno per aver informato l'allora prefetto della città Vincenzo Gallitto che c'erano delle indagini sul suo conto per l'inchiesta sul "mostro di Procchio", un complesso edilizio in costruzione a Marciana, nell'isola d'Elba.

Il tribunale dei ministri del capoluogo toscano decise che quel reato non aveva niente a che fare con la funzione di ministro ricoperta da Matteoli e rispedì le carte alla procura. Matteoli non si dette per vinto. Divenuto nel frattempo senatore convinse la Camera a sollevare un conflitto di attribuzione contro Livorno per la "ministerialità" del reato. La Consulta lo considera ammissibile e dovrà pronunciarsi. Nel frattempo il processo è congelato. Adesso Consolo lo vuole ibernare definitivamente.

Nel giorno in cui il Guardasigilli Angelino Alfano, alla Camera, strizza l'occhio all'opposizione, in particolare ad Antonio Di Pietro, e dice che si può "aprire un confronto su norme che vietino la candidabilità di persone che siano state condannate con sentenza passata in giudicato" e mentre il Senato, all'opposto, blocca la richiesta di arresti per il pidiellino Nicola Di Girolamo, ecco che si materializza il lodo Consolo, presentato per tempo l'8 maggio 2008, ma rimasto tra le proposte da valutare in commissione. All'improvviso esplode l'urgenza.

Con una legge che mette sullo stesso piano chi è ministro e ha commesso un reato nell'ambito delle sue funzioni, e quindi, in base all'articolo 96 della Costituzione, gode di una parziale tutela in quanto spetta alla Camera o al Senato dare il via libera all'indagine, con chi invece è pur sempre ministro, ma ha commesso un delitto nelle vesti di normale cittadino. Consolo pretende che il tribunale dei ministri trasmetta il fascicolo "con relazione motivata al procuratore della Repubblica per l'immediata rimessione al presidente della Camera competente".

Una surrettizia autorizzazione che verrebbe garantita a un comune cittadino giudicabile per un reato commesso in coincidenza con la funzione di ministro, ma al di fuori del suo lavoro di membro del governo. Un'indebita protezione ad personam, una sorta di invito a delinquere, perché tanto le Camere, come la storia cinquantennale dell'autorizzazione a procedere dimostra ampiamente, sono sempre pronte a negare ai giudici la possibilità di indagare.

mercoledì 24 settembre 2008

Attenti a quei due


Ho appena letto che nei sondaggi Barack Obama è in vantaggio di nove punti su McCain. Beh, ogni tanto una buona notizia. Il pensiero che gli Stati Uniti siano guidati nei prossimi quattro anni dal ticket McCain-Palin dovrebbe fare atterrire tutti coloro che sono dotati di un cervello funzionante. Perché se dovessero vincere il nonnetto e la casalinga, dopo la "guerra preventiva" di Bush avremmo la guerra nucleare di McCain. Credete che stia esagerando? Parafrasando il titolo di un famoso telefilm: ATTENTI A QUEI DUE!

lunedì 22 settembre 2008

Una volta eravamo banchieri


Once we were bankers
di Eugenio Benetazzo - 22 settembre 2008
da disinformazione.it
Once we were bankers, cioè una volta eravamo banchieri, così si presenteranno tra dieci anni davanti ad una pinta di birra in un qualche squallido pub di alcolizzati, molti consiglieri di amministrazione di istituti di credito e di banche d'affari che sono destinati a fallire nei prossimi trimestri. Ormai le prime pagine dei giornali si sprecano con titoli sempre più drammatici del tipo siamo innanzi ad un altro 29, i mercati collassano come nel ‘29, panico in borsa come nel '29 e così via ricalcando su questo stile. E pensare che quando due anni fa scrissi prima, “Duri e Puri: Aspettando un nuovo 1929” , e successivamente, “Best Before: Preparati al peggio”, venni letteralmente bannato come un ridicolo catastrofista e censurato da quasi tutti i forum finanziari per il pessimismo ostentato. A distanza di due anni adesso fanno tutti a gara a scimmiottare il mio pensiero, i miei avvertimenti ed i miei consigli: andate a vedervi come in Marzo di quest'anno preannunciavo il fallimento (http://it.youtube.com/watch?v=M42jzhI64bw) di tre banche americane con largo anticipo! Ma per quanto si sforzino di tentare di dare una spiegazione tecnicamente raffinata ed inattaccabile, la maggior parte di questi giornalisti, analisti e trader di borsa non fa altro che dimostrarsi un mero replicante di notizie clonate ed apprese di sfuggita dalla televisione o lette avidamente in qualche redazionale economico.

Non siamo innanzi ad un altro 1929, ma già come scrivevo con inaspettato anticipo nel 2006, abbiamo di fronte un nuovo 1929, ovvero uno scenario macroeconomo di crisi globale che non ha precedenti storici e che non si può spiegare riduttivamente ancorandosi ai vecchi ed obsoleti modelli econometrici. Dalla Northern Rock alla Indymac, dalla Bear Stearns alla Fannie Mae, dalla Lehman Brothers alla AIG, troviamo un denominatore in comune: più grande è la banca, più la probabilità che essa sia stata oggetto di contagio finanziario tende ad aumentare. Già qui individuiamo un primo elemento distintivo: il 1929 vide una carneficina di piccoli istituti di credito cascare uno dietro l'altro quasi ad effetto domino, mentre i grandi colossi bancari di allora rimanevano relativamente immuni dal crash economico.

Nel 2008 assistiamo ad una caratteristica situazionale esattamente opposta: più sono ridotte le dimensioni della banca, più elevata diventa la presunzione di stabilità finanziaria. Questo è una naturale conseguenza della gestione ordinaria dell'attività bancaria per un piccolo istituto di credito: infatti difficilmente quest'ultimo ha spinto all'estremo l'erogazione dei mutui ad intervento integrale, difficilmente ha rapporti ed interessi strategici con le grandi realtà bancari e difficilmente, infine, ha ideato e progettato prodotti finanziari strutturati con il fine unico di ottenere ingenti facili profitti e sodomizzare contemporaneamente con grande eleganza la propria clientela. Ecco perchè ho sempre appoggiato, per esempio, il circuito del credito cooperativo (attenzione però che nel cesto ci potrebbe essere sempre qualche isolata mela marcia).

Per ritornare in argomento sappiate comunque che la crisi è solo all'inizio, tutt'altro che passata ! Pensate all'estate scorsa, quando iniziarono le prime avvisaglie dei subprime statunitensi: dai media nazionali ci venne subito raccontato che non ci si doveva preoccupare in quanto l'Europa più di tanto non era coinvolta. Le stime iniziali sulle perdite presunte ammontavano a circa 250 MLD di dollari. Oggi siamo ad oltre i 2000 MLD.
Generalmente gli Stati Uniti anticipano gli altri mercati con sei/nove mesi, perciò è presumibile aspettarsi nei prossimi mesi momenti poco incoraggianti anche per la situazione finanziaria in Europa. Tanto per dare qualche spunto di riflessione portiamo ad esempio il caso sovietico con il governo russo che è dovuto intervenire per sostenere le prime tre banche del paese: non da meno si è deciso di congelare le quotazioni di borsa per due giorni consecutivi.

In Europa chi con certezza se la sta passando molto male sono il Regno Unito e la Spagna. Per il primo si sta vivendo un momento di forte preoccupazione per le sorti di HBOS (Halifax Bank of Scotland), la più antica e prestigiosa banca inglese, mentre la Spagna sta vivendo la peggior crisi immobiliare della sua storia. Molto presto anche nel paese della paella ci scapperà il morto.

A sentire gli insiders degli Uffici Legali, anche l'Italia non se la passa così bene come le discutibili rassicurazioni del Presidente del Consiglio a Porta a Porta darebbero a pensare. Solo nella mia regione ci sono alcuni istituti di credito con oltre 5.000 contratti di mutuo di ultima generazione in sofferenza, alcuni sono riusciti a cartolarizzarli (scaricando quindi su di voi il rischio di default), altri li hanno ancora sul groppone. Prestate attenzione a sottoscrivere prodotti di liquidità con tassi di interesse molti allettanti: rappresentano il disperato tentativo di drenare liquidità dal mercato. Lo stesso Draghi ha cambiato in meno di sei mesi le sue posizioni e convinzioni sulla crisi in atto. Voglio riportarvi un esempio emblematico che mi ha visto partecipe in prima persona: tre mesi fa una prestigiosa (si fa per dire) ed imponente banca italiana non mi ha consentito di incassare per contanti un suo assegno CIRCOLARE di 1.500 euro sostenendo che non aveva liquidità sufficiente in cassa, invitandomi pertanto a tornare il giorno successivo. I dipendenti della filiale pensavano fosse una candid camera, ma quando mi hanno sentito chiamare il 112 per verbalizzare lo stato di insolvenza, improvvisamente hanno fatto spuntare fuori una mazzetta di banconote da 5 euro e qualche blister di monete da 2 euro e si sono letteralmente messi a contare sull'unghia euro su euro!

La crisi assumerà presto anche un altro volto quando inizierà ad emergere anche il marcio del sistema industriale anch'esso drogato e sovralimentato dal debito facile e dalle promesse illusorie del turbocapitalismo sfrenato. Il ridimensionamento dei fidi e delle esposizioni debitorie con il rientro forzato dagli scoperti sta già facendo le sue vittime. Solo nella provincia di Vicenza tre recenti casi eclatanti di imminente default industriale hanno già colpito grandi aziende leader di mercato, passando dal settore tessile a quello metalmeccanico.

La Cassa Integrazione che colpisce migliaia di lavoratori e lo spettro dell'insoluto quotidiano che inquieta il sonno di imprenditori si occuperanno di fare il resto, andando ad alimentare l'altra faccia della crisi quella socioeconomica. Persino Confindustria ormai non riesce più a nascondere la gravità dell'attuale periodo storico, sottolineando come il nostro paese sia in piena recessione, purtroppo di natura strutturale e non ciclica come ci vogliono erroneamente convincere i media.

L'effetto detonatore finale tuttavia lo dovrebbero dare i Credit Default Swaps ovvero i CDS, per non dilungarmi eccessivamente con terminologie tecniche troppo noiose, li potete considerare come sofisticate polizze assicurative che coprono il rischio per un sottoscrittore di un obbligazione che la stessa non venga poi onorata alla scadenza prestabilita. Ecco quindi come si spiega il comportamento discriminatorio della FED riguardo ai recenti fallimenti e salvataggi: alcune banche sono state nazionalizzate (quindi il popolo americano si è preso in quel posto le perdite capitalizzando gli istituti), mentre altre sono state abbandonate al loro destino. Questa strategia discriminatoria è stata implementata sapendo benissimo che ci saranno altre banche da salvare nei prossimi trimestri e soprattutto perchè il fallimento di alcuni istituti come Fannie Mae o Freddie Mac avrebbe comportato perdite per successivi rimborsi assicurativi legati ai CDS notevolmente superiori agli aiuti federali.

La Fed e le altre banche centrali non so fino a dove si spingeranno: ormai è una consuetudine ascoltare da più di un anno rumors del tipo sono state immesse ingenti iniezioni di liquidità per stabilizzare il sistema. Questo tipo di notizia viene presentata come se fosse una fenomenale medicina per tutti i mali del sistema, ma purtroppo non è così ! Più si vuole intervenire a sostegno del malato moribondo, più si acconsentirà di farlo sopravvivere intubato ed alimentato artificialmente. Solo una crisi dalle conseguenze ingestibili, proprio come quella che stiamo vivendo, potrà gettare le basi e le condizioni per ridisegnare e riorganizzare completamente ripartendo da zero sia il sistema monetario che quello di accesso al credito. Ma questo comporterebbe decretare la fine della globalizzazione e della intoccabile influenza dei potenti banchieri del pianeta, a strepitoso vantaggio di tutti i popoli della Terra.

sabato 20 settembre 2008

Come l'orchestra del Titanic


Tutti increduli, poiché i dipendenti di Alitalia festeggiavano la rottura delle trattative fra i sindacati e la cordata d'imprenditori che avrebbe dovuto salvare la nostra compagnia di bandiera e pertanto anche i loro posti di lavoro. Li hanno paragonati all'orchestra del Titanic che - com'è noto a chiunque sia entrato in un cinema a vedere il film di James Cameron - continuò a suonare anche mentre il transatlantico affondava. Io invece i dipendenti di Alitalia li capisco benissimo, perché neppure il sottoscritto vorrebbe essere salvato dalla banda di squali capitanata da Colaninno e composta da personaggi come Tronchetti Provera (uno che le società le spolpa, non le rilancia). E pensare che nel mese di marzo 2008 quei boccaloni di Air France erano pronti a rilevare l'azienda, addirittura mettendoci di tasca propria 2miliardi e 600 milioni di euro. Ma, che diamine!, bisognava difendere l'italianità della compagnia di bandiera, perché noi non siamo patrioti solamente quando gioca la nostra nazionale di calcio; certo che no! Allora via Air France e largo alla cordata con cui impiccare Alitalia. Nel frattempo aumenta di due milioni di euro al giorno il mostruoso accumulo di debiti prodotto negli anni da questa idrovora, simbolo di un liberismo all'italiana che consente ai cosiddetti manager di arricchirsi sempre e comunque, ai grandi azionisti di spartirsi gli eventuali utili, mentre nel caso di conti in rosso, tranquilli, tanto ci pensa lo Stato (quindi la collettività) a tappare le falle. Fiat docet, purtroppo. I peggiori, in tal senso, sono proprio coloro che ci riempiono la testa (e le palle) con le loro teorie sul libero mercato in un libero Stato; quelli che sbraitano contro ogni vincolo legislativo nel nome del profitto costi quel che costi. Ma che nel momento in cui le cose volgono al peggio pretendono di essere soccorsi da quello stesso Stato sul quale poco prima avevano pisciato.

venerdì 19 settembre 2008

La crisi Alitalia


Mentre in queste ore il governo e i sindacati (Cgil in particolare) si rimpallano le accuse per avere trascinato Alitalia a mezzo passo dal baratro, sul sito del quotidiano La Repubblica prosegue il sondaggio sulle responsabilità di quanto è avvenuto. Più di 220mila lettori hanno già risposto al seguente quesito: "Di chi è la colpa?". Ebbene, per il 54% la colpa è del governo in carica, per il 20% è degli ex amministratori della nostra compagnia di bandiera (nostra nel senso che a pagare alla fine saranno come al solito i contribuenti) e secondo il 18% va invece attribuita ai sindacati.

giovedì 18 settembre 2008

Un sistema al collasso


Cari amici, ci siamo: il sistema è ormai al collasso. La crisi del sistema finanziario - che ci dicono imprevedibile, ma in realtà era stata ampiamente prevista da chi le cose le vuole vedere davvero - ha appena cominciato a travolgere l'economia mondiale. Non c'è niente di cui rallegrarsi, beninteso. Anzi. Perchè noi poveri, illusi, occidentali, dediti solo ad accumulare denaro e status symbol, non abbiamo nemmeno idea delle manovre scriteriate che una manciata di finanzieri senza scrupoli - con la piena adesione dei politici - ha compiuto in questi anni alle nostre spalle. La gente ascolta i telegiornali, sente del crack Lehman Brothers e delle centinaia di miliardi di buco nero, e non capisce realmente l'entità di ciò che sta avvenendo. Noi, stupidi occidentali, convinti di essere ricchi o perlomeno benestanti perchè lavoriamo tanto e quindi ce lo siamo guadagnati il privilegio di stare dalla parte di quel 20% della popolazione mondiale che non ha problemi di sorta mentre il resto del pianeta è alle prese con fame, carestie, guerre... Dice un noto broker milanese intervistato dal quotidiano La Repubblica: "Sta accadendo qualcosa di inedito, che non abbiamo mai visto prima. Dall'America si sta diffondendo una crisi di fiducia senza precedenti, tra banche e banche e tra banche e clienti. Una crisi che colpisce in prima battuta quelle che un tempo avremmo chiamato le "Big Five", cioè le grandi "investment banks" : Bear Stearns, Lehman Brothers, Merrill Lynch, Morgan Stanley e Goldman Sachs. Le prime due ce le siamo già giocate, la terza prova a salvarla Bank of America, ma ora il punto è che stanno finendo nel mirino anche le altre due". Mentre io scrivo le tessere del domino cadono una dopo l'altra. A rischio è il nostro futuro. A rischio sono i soldi che abbiamo (avete...) accumulato, sia che li abbiate investiti, sia che li teniate fermi in un conto corrente. Il rischio è che un giorno non molto lontano, presentandovi allo sportello della vostra banca oppure al bancomat, scopriate che i soldi (i vostri soldi) non ci sono più. Puf! Spariti.

martedì 16 settembre 2008

Pensieri in libertà (vigilata)


Insomma è ufficiale: quella della rinegoziazione dei mutui con le banche è l'ennesima frode ai danni dei consumatori. Si tratta di un meccanismo per cui gli istituti di credito ti scalano sì qualche euro dalla rata mensile, ma poi ti prolungano a tal punto i termini di scadenza che - tanto per fare un esempio - un mio vicino in pensione che contava di morire entro il 2020, non potrà invece farlo prima del 2036.
Con riferimento alle grane di Alitalia il commissario Fantozzi ha detto che la benzina sta per finire "ma non sappiamo quando questo succederà". Si spera che ciò non valga per gli aerei che sono già in volo...
A proposito invece degli esuberi, un giornalista del Tg5 ha spiegato che quelli previsti per Alitalia dal nuovo accordo riguarderanno 3000 dipendenti, "dunque di meno di quelli che proponeva Air France". Solo che Air France ne aveva in programma "appena" 2600... Vabbè, malafede del cronista prezzolato, direte voi. Cosa pretendere da un dipendente Mediaset?, direte voi. Ma mi spaventa pensare che il giorno in cui per accedere alla professione sarà obbligatorio per legge il master di Publitalia (e prima o poi succederà) i giornalisti saranno tutti così!
Suggerimento personale: ora che è arrivato Ronaldinho (e data la sua somiglianza con il mitico Bugs Bunny), perché non sostituire l'ormai vecchio inno del Milan con la sigla dei cartoni animati della Warner Bros.?
Il dentone carioca è stato peraltro di parola: aveva promesso di portare il sorriso nel campionato italiano ed in effetti, da quando c'è lui, il buonumore degli anti milanisti è salito a livelli mai visti prima.

nella foto: Fantozzi

lunedì 15 settembre 2008

Brontolo, Pisolo e Jesolo



di Eugenio Benetazzo - da disinformazione.it

Cominciamo a fare un bilancio a consuntivo sulla fine dell'ultima stagione turistica e vediamo se troviamo dei punti di tangenza con il più grande salvataggio finanziario della storia americana sui due colossi Fannie Mae e Freddie Mac. In prima battuta abbiamo i mass media che sembrano non accorgersi di come in Italia ci sia stato un crollo delle presenze turistiche, stiamo parlando di un milione di turisti in meno, corrispondenti a un - 35 % per le giornate feriali ed un - 15 % nei weekend. Dati che fanno decisamente crollare una delle industrie più floride che avevamo un tempo in Italia: quella turistica. L'incoming turistico si è ormai modificato già da qualche anno, trasformandosi in orde di famiglie morte di fame dell'Europa dell'Est (unite a quelle italiane) che passano una settimana nella Riviera Adriatica in alberghi da 20 euro a notte. Prendete Rimini (una volta la capitale del turismo italiano) e guardate come si è trasformata progressivamente in nemmeno dieci anni.

A fronte di una barbarica orda di morti di fame (che acquista la mortadella e la birra al supermercato per consumarle nelle camere di alberghi ormai fatiscenti) si contrappongono copiose schiere di miliardari russi (con le loro accompagnatrici dai facili costumi) che rappresentano l'essenza del capitalismo marcio del nuovo secolo: da Cortina a Capri, da Forte dei Marmi alla Costa Smeralda, da Taormina al Lido di Venezia, sono ormai gli unici che fanno la bella vita, sperperando all'inverosimile capitali e risorse che mai hanno meritatamente quadagnato. Sono loro che stanno sostenendo il mercato immobiliare, soprattutto nelle aree turistiche, comprando alla cieca il nuovo ed il vecchio, senza badare al prezzo. Forse perchè l'esigenza primaria non è l'investimento immobiliare ma il riciclo di denaro di dubbia provenienza. Hanno talmente comprato spingendo i prezzi in alto, al punto da portare i miniappartamenti a Jesolo al modico importo di 500.000 euro. Vorrei conoscere l'investitore italiano (per non chiamarlo il pirla della situazione) che si compra per quell'importo un buco in una località che vive di turismo si e no due mesi all'anno, con il sole ad intermittenza, il mare che assomiglia ad una fogna a cielo aperto ed infine l'allegra compagnia di zanzare di giorno e di notte !

Possiamo suddividere l'imprenditoria turistica in Italia in due grandi classi (anche se qualcuno si salva ancora, ma rappresenta una morente minoranza all'interno di prosperosa maggioranza): la classe dei Brontolo e quella dei Pisolo. La prima si lamenta, brontola appunto, di come ormai il mercato del soggiorno turistico si sia frantumato, ridotto, trasformato quasi svanito, sostituito da un puerile turismo hit and run italiano (stile mordi e fuggi) che a stento trova una sua posizione di nicchia tra le orde dei nuovi morti di fame. La seconda classe, quella dei Pisolo, è più infantile, quasi fanciullesca, infatti mentre pisola, quindi dorme, si sollazza a sognare. E sogna i decenni nel passato in cui il benessere italiano lo si misurava dalle due settimane in pensione completa di tutta la famiglia, in cui non ci si faceva mancare nulla, dai bomboloni alla crema al cono con quattro palline di gelato per i bambini in spiaggia.

Sia Brontolo che Pisolo purtroppo nel pieno della loro vocazione imprenditoriale non hanno fatto i conti con le diaboliche trasformazioni socioeconomiche che lentamente si sono verificate in questi ultimi dieci anni: prima fra tutte la distruzione della capacità di risparmio. Senza risparmio non vi è futuro: da secondo popolo al mondo per propensione al risparmio siamo scivolati, per non dire piombati, miseramente sul fondo della classifica. L'Italiano medio non risparmia, anzi deve andare a prestito per evitare l'apnea finanziaria. Quando il portafoglio si contrae, si inizia a tagliare il superfluo (quindi le vacanze, anche se le vacanze di superfluo hanno veramente poco, rappresentano un momento di appagamento sociale nella vita di ognuno di noi). Comunque grazie al ricorso al debito qualche migliaia di scellerati hanno ugualmente deciso di trascorrere una vacanza, anche se non capisco che tipo di beneficio psicofisico possa avere un momento di svago realizzato con questa architettura finanziaria.

Brontolo e Pisolo non si stanno ancora rendendo conto di quello che sta accadendo nel loro settore ed attorno a loro, più che brontolare sulla attuale situazione congiunturale e sognare le gesta di un passato che non rivedranno mai più, oltre non sanno fare. Proprio come tanti altri imprenditori italiani in altri settori dell'economia che hanno prosperato sin tanto che la torta era grande per tutti, vi era risparmio generato ogni mese e la globalizzazione non aveva ancora fatto capolino. Diverso è avere vocazione e spirito imprenditoriale dall'essere un imprenditore. Proprio per questo motivo oggi abbiamo aziende che si sforzano scioccamente a stare in piedi quando non comprendono che sono innanzi ad un mutamento di scenario epocale, e per questo dovrebbero quanto prima abbandonare la nave prima che essa trascini quel poco messo da parte nel fondo dell'abisso.

Quanto è accaduto con il salvataggio di Fannie Mac e Freddie Mae non si discosta molto dalla lettura sin qui proposta: che sia un albergo nell'adriatico o qualsiasi altra attività imprenditoriale il destino è tristemente segnato. Il debito e la sua facilità di accesso ha consentito a molti paesi di continuare a consumare come se nessuno si stesse accorgendo di quanto stava accadendo. Dall'acquisto della prima casa con i mutui ad intervento integrale, alle vacanze a rate, alle carte di credito revolving (la prossima bolla che scoppierà entro un anno), tutto questo ha portato ad una saturazione finanziaria nel lungo termine insostenibile.
Crollo dell'incoming turistico e salvataggio delle due grandi banche americane vengono affrontati dai mass media con lo stesso approccio: l'importante è nascondere e non far trafugare la sostanzialità del problema (ovvero che ci troviamo innanzi ad una depressione economica senza precedenti). Tutti i mass media sono in pole position per magnificare il salvataggio finanziario che permetterà al sistema (o forse dovremmo definirlo il malato moribondo) di continuare a stare in piedi. Nessuno si sofferma a sottolineare come i relativi titoli azionari si siano ormai polverizzati (solo Lunedì 8 Settembre le quotazioni hanno collassato oltre l'80 %) e di come queste mega iniezioni di liquidità si ripercuoteranno sulle spalle e sui portafogli del popolo americano, andando a peggiorare ulteriormente lo scenario socioeconomico della scassata locomotiva statunitense.

Assistiamo ormai da un anno ad interventi straordinari da parte di tutte le banche centrali del pianeta nel penoso tentativo di tappare ogni falla che inizia ad aprirsi, con risultati piuttosto preoccupanti. In realtà non si fa altro che continuare a spostare in avanti il giorno del decesso. Il PIL mondiale è palesemente in recessione, nemmeno sull'euro si crede più visto il recente crollo estivo, a dimostrazione che anche l'Europa presto avrà le sue banche in difficoltà. A tal proposito vi consiglio di detenere sotto forma liquida più denaro possibile (nel senso di banconote cartacee). Due anni fa venni bannato come un catastrofista dalla penna facile proprio dal personale di banca che adesso si ritrova a casa licenziato: vedete voi a chi credere d'ora innanzi. Fatevi questa domanda: chi salverà le banche europee che non possono essere salvate dalla BCE e non possono contare sugli intervento di stato ? Purtroppo l'intero pianeta è un'economia che si basa ancora sul dollaro, per quanto l'euro abbia fatto sentire in questi ultimi due anni la sua voce. Non vi è soluzione indolore al male che ha colpito l'intero sistema economico, la convergenza diabolica di quattro variabili in crisi: risparmio, investimenti immobiliari, energia e materie prime.

Un sistema economico cessa di esistere quando non sono più controllabili i soggetti economici coinvolti e quando il benessere cessa di essere diffuso in maniera capillare. In molti considerano il crollo del muro di Berlino (09/11/1989) come l'evento storico che ha messo fine al comunismo o meglio come l'evento che ha spronato al cambiamento ed alla rivoluzione da un sistema economico che aveva portato e causato povertà e malessere sociale (nonostante promettesse esattamente il contrario). Dal punto di vista puramente economico io sostengo che dovrebbe essere il Natale dello stesso anno con la fucilazione di Nicolae Ceausescu (http://www.youtube.com/watch?v=qZoqBUA7eVw), la data che individua il punto di non ritorno. Il dittatore rumeno venne barbaramente trucidato mediante fucilazione assieme alla moglie Elena in seguito alla sentenza casalinga di un tribunale volante del popolo che lo aveva accusato di aver distrutto l'economia nazionale, aver condotto la popolazione rumena alla povertà ed aver consentito ad alcune corporations di accumulare illegalmente enormi ricchezze.

Io sto aspettando. Sto aspettando quello che presto verrà scritto nei libri di scuola nei prossimi anni: qualcuno pagherà per quello che sta accadendo in quest'epoca. Proprio come Ceausescu per la Romania con il suo regime comunista, anche oggi qualcuno ben individuato sta portando molti paesi drogati dalle false aspettative del suo regime economico (la globalizzazione) ad uno stadio di povertà, disagio e malessere sociale per tanti ed in uno spudorato arricchimento per pochi. Quando l'esasperazione economica sarà portata all'estremo, si tratterà solo di aspettare la conseguente rivoluzione sociale proclamata dai tanti Brontolo e Pisolo e la successiva quanto salutare fucilazione di un altro Ceausescu.

sabato 13 settembre 2008

L'effetto Palin


Credo non si fosse mai visto, negli Stati Uniti, il candidato alla vicepresidenza rubare il palco al candidato presidente. Ma è proprio ciò che sta succedendo a seguito dell'entrata in scena di Sarah Palin, autentico colpo di genio di quei principi delle tenebre che sono i Repubblicani. Di fatto, in questi giorni si parla solo di lei nei media ed è strano che non l'avessero scoperta prima due talent scout del male quali Dick Cheney e Donald Rumsfeld. Che, vabbè, hanno pur sempre dalla loro una Condoleezza Rice, ma vuoi mettere questo prototipo di donna americana tutta casa, famiglia e due coglioni che nemmeno Schwarzenegger!? (Arnoldino al confronto è una dodicenne che ha appena avuto per la prima volta le mestruazioni). Sarah Palin piace alle mamme americane perché chi di loro non vorrebbe avere una vicina come lei? Ma dietro a quell'apparenza da brava madre di famiglia, timorata di Dio, io ci vedo "la signora amazzatutti" di John Waters se capite cosa intendo. Uno cioè (e mi riferisco a John Waters) che ha ben compreso come dietro ad un'apparenza rassicurante possano svilupparsi i germi dell'insanità mentale. Sarete d'accordo con me se affermo che solo ad uno psicopatico possano piacere le armi e gli hamburger di alce; solo una personalità bisognosa di urgenti cure psichiatriche può essere favorevole alla pena di morte ed al contempo esprimere ferma contrarietà all'aborto. Ma come: prima difendi strenuamente la vita di un embrione e poi riesci a mandare sul patibolo un essere umano? L'ultima è di ieri, quando Sarah Palin ha minacciato apertamente i russi: o fanno i bravi o li attacchiamo. Parole, queste, che sui bravi ragazzi del Pentagono hanno avuto l'effetto del Viagra. Scherzi a parte, di un eventuale ticket McCain-Palin alla Casa Bianca c'è seriamente da avere paura. Veniamo da otto anni di gravissime tensioni internazionali e c'è assoluto bisogno, in America, di un governo capace di riallacciare i fili del dialogo con il mondo intero. Le malefatte del George W.Bush I e II sono davanti agli occhi di tutti, sempre che non siano coperti dal prosciutto. Un concetto abominevole come quello di "guerra preventiva" è stato allegramente fagocitato dalle nazioni più aggressive (la Russia, tanto per citarne almeno una). Occorre cambiare e in fretta. E il problema - quello vero - non è se gli americani siano o no pronti ad avere un presidente nero. Nossignori: il problema è se gli americani siano pronti ad accettare di essere uguali e non superiori al resto dell'umanità. Questo è il problema.

venerdì 12 settembre 2008

Il sonno della ragione genera i Bush (ma pure le Palin e i McCain)


Elezioni americane dell'anno di grazia 2000: dopo un serrato testa a testa con Al "chi me l'ha fatto fare?" Gore, vince a sorpresa George dabliù Bush. La proclamazione ufficiale - mentre ancora si stanno ricontando le schede in Florida - viene dal telegiornale della Fox, che si sostituisce così alla Corte Suprema. I primi mesi del mandato presidenziale sono molto impegnativi: "Bisogna rimboccarsi le maniche - dichiara l'ineffabile dabliù alla stampa - queste palline non si spediranno in buca da sole!". Le avventure del nostro sui campi da golf sono quasi celebri quanto gli spompinamenti clandestini del suo predecessore. Nel frattempo l'affaire Enron sta per scoppiare e l'economia Usa non attraversa di certo il suo momento migliore. George W.Bush, dal suo ranch di Crawford-Texas manda un segnale preciso ai propri connazionali: "Tranquilli, ho tutto sotto controllo". Ma, ahiloro, guardare un uomo che annega non significa di certo aiutarlo a salvarsi. Se questi erano i presupposti, l'autunno del 2001 si profilava dunque come molto molto difficile per il presidente degli Stati Uniti d'America. Ed è stato allora che gli è corso in aiuto Osama bin Laden, pecora nera di una famiglia legata a triplo nodo scorsoio ai Bush. Qustioni d'affari essenzialmente, se è vero che Salem bin Laden era stato il primo socio di George W. ai tempi delle fallimentari trivellazioni in Texas (che per dabliù, in ogni caso, rappresentavano poco più di un costoso passatempo tra una battuta di pesca e una gara di rutti) e che George senior era uno dei curatori del bin Laden found: un fiume di petrodollari... L'11 settembre del 2001, il gruppo terroristico di Al Qaeda manda insomma quattro Boeing a schiantarsi contro altrettanti bersagli posizionati sul suolo americano. Due degli aerei dirottati centrano al primo colpo le torri gemelle di New York, mentre un terzo velivolo butta giù un'ala del Pentagono e solo il quarto - grazie all'eroismo dei passeggeri è la versione ufficiale, abbattuto da un caccia militare è invece la versione per quanti non credono alle favole - mancherà l'obiettivo (la Casa Bianca?). Non male, se è vero che i piloti di Al Qaeda non avevano mai condotto un Boeing in vita loro e probabilmente nemmeno sapevano come fosse fatta una cabina di pilotaggio (nelle registrazioni audio di quei drammatici momenti si sente uno dei piloti che in arabo domanda dove cazzo stia il freno a mano!). Mentre si stava verificando una delle più gravi crisi della storia americana recente, il buon dabliù, ignaro di tutto, stava leggendo una storia ai bambini di una scuola elementare e anche in seguito si sarebbe mostrato assai più preoccupato per le sorti del porcellino Piggy piuttosto che di quelle delle migliaia di vittime del crollo delle Twin Towers. L'ira degli Usa - parliamo di gente abituata a papparsi bisteccone di quattro chili e a spostarsi su fuoristrada grandi quanto delle portaerei - è come al solito sproporzionata: bombardano e invadono due Stati, uno per ogni torre abbattuta dai terroristi. Data la disparità delle forze in campo, gli invasori yankee non hanno alcun problema a prevalere sui combattenti talebani prima, sulle truppe irachene poi. "La cosa più difficile - ammetterà un generale - è stato far capire al presidente dove si trovino sul mappamondo l'Afghanistan e l'Iraq". Ma se in Afghanistan gli americani ci sono andati ufficialmente per stanare e catturare Osama bin Laden, in Iraq ci vanno invece a portare la democrazia e a prendersi, in cambio, il petrolio. Al Qaeda ancora non c'è: arriverà di lì a breve, una volta uscito di scena il tiranno Saddam. E' il periodo in cui nei telegiornali passano in continuazione immagini cruente di ostaggi decapitati "dal vivo" (e scusate l'involontario gioco di parole). Tanto per convincere l'opinione pubblica che quella irachena è una guerra contro delle belve assetate di sangue, che odiano la democrazia e che non si fermano davanti a nulla (e sappiamo che dietro a tutto 'sto sfoggio di metodi persuasivi c'è un geniaccio della manipolazione come Carl Rowe). Vi siete accorti che ormai da anni nei tg non si vedono più decapitazioni? Sarà forse poichè vogliono indurci a credere che, tutto sommato, la situazione in Iraq è migliorata? (non a caso ci hanno mostrato le immagini della gente irachena che si recava numerosa alle urne - che per noi occidentali sono il massimo simbolo di democrazia - ad eleggere i propri rappresentanti) Anche di Al Qaeda, a dire la verità, si parla poco. Osama bin Laden rimane una primula rossa, il mullah Omar pure. Introvabili come una vergine in un bordello. O forse - più semplicemente - nessuno li ha mai cercati davvero. Adesso il nemico è l'Iran, ma anche i russi che hanno rialzato la testa e la Cina, che ormai primeggia pure nello sport. Per otto lunghi anni abbiamo atteso che George dabliù Bush si levasse dalle palle. Guardiamo a Obama con (moderata) fiducia, pur consapevoli che in concreto, negli Usa, la politica la fanno le multinazionali e le banche d'affari. Se invece vince McCain saranno cazzi...

giovedì 11 settembre 2008

L'altro 11 settembre


L'11 settembre del 1973 il generale Augusto Pinochet guidò in Cile un colpo di stato contro il presidente democraticamente eletto Salvador Allende. Sponsor dell'operazione, gli Usa, già allora esportatori della loro democrazia nel mondo. Allende aveva il torto di perseguire una politica da lui stesso battezzata "La vía cilena al socialismo". Questa comprendeva la nazionalizzazione di determinate grandi imprese (tra cui quelle del rame di proprietà delle compagnie statunitensi), la riforma del sistema sanitario, una continuazione delle riforme (del suo predecessore Eduardo Frei Montalva) riguardanti il sistema scolastico, un programma per la distribuzione di latte gratis per i bambini e un tentativo di riforma agraria. Tolto molto poco democraticamente di mezzo il rompicoglioni ed ispirato dalle dottrine economiche della cosiddetta "Scuola di Chicago", il generale Pinochet fece poi spronfondare il Cile nella miseria e nel terrore. Dopo la sua morte, il diavolo lo ha accolto a braccia aperte.

mercoledì 10 settembre 2008

LA POSTA DEI LETTORI


Riceviamo e malvolentieri pubblichiamo:

Caro CARLO ALBERTO SINDICI IL BLOG, ma è proprio vero che a causa dell'esperimento che stanno effettuando nella vicina Svizzera moriremo tutti?

Sicuro! E qualcuno un po' più degli altri...

martedì 9 settembre 2008

La fine si avvicina (brrrr....)


Volevo salutarvi, prima della fine. Domani, infatti, al Cern di Ginevra verrà messa in moto la macchina costruita per simulare il Big Bang. Si tratta di un progetto da 6,4 miliardi di euro e molti temono che sia assai più pericoloso di quanto gli scienziati coinvolti non ammettano. C'è addirittura chi afferma che la macchina potrebbe creare dei veri e propri "buchi neri", capaci di risucchiare il nostro pianeta. Una prospettiva terrificante per la maggior parte dell'umanità, ma pensate al sollievo di quelli che non dovranno più preoccuparsi di pagare la rata del mutuo a fine mese...

sabato 6 settembre 2008

Consigli per gli acquisti


Non suonano assolutamente nulla di nuovo, ma lo suonano bene. Avete voglia di un po' di sano rock 'n' roll stradaiolo, ac/dc style, però con la freschezza che Angus Young e compagnia geriatrica (per ovvi motivi) possono oggi solo sognarsi? Provate allora gli Airbourne! Il disco s'intitola "Runnin Wild" ed infonde ottime vibrazioni ai vecchi rockettari non del tutto rincoglioniti come il sottoscritto. Li sponsorizza il buon Lemmy (Motorhead): qualcosa vorrà pur dire...

venerdì 5 settembre 2008

da Disinformazione.it



FALLISCONO ALTRE DUE BANCHE
Con la Columbian Bank, in Kansas, salgono a nove le banche fallite negli Stati Uniti da inizio 2008. Banca regionale con asset per 725 milioni di dollari e 622 milioni in depositi, il fallimento della Columbian ha valore prevalentemente segnaletico. Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, ha parlato di uno dei contesti economici più difficili a memoria d'uomo,
Ed anche in Europa continuano ad accendersi spie d'allarme sul settore del credito. La Danimarca ha dovuto procedere ad una nazionalizzazione-salvataggio per la sua ottava maggiore banca, Roskilde Bank, gravemente colpita dalla crisi dei mercati globale. Il paese scandinavo segue così quanto già fatto nei mesi scorsi dalla Gran Bretagna, dove lo Stato è dovuto intervenire direttamente per salvare la Banca Northern Rock, anch'essa specializzata in mutui.

Killing me softly
di Eugenio Benetazzo - 27 agosto 2008

Quando facevo il dee jay nei villaggi turistici nell'estate del 1996 il pezzo apripista che preferivo si intitolava "Killing me softly" del gruppo hip hop The Fugees, una cover remixata per la musica dance che quell'anno ottenne un successo sfrenato nelle classifiche musicali inglesi ed americane. A distanza di tanti anni conservo ancora gelosamente quel fenomenale disco in vinile. Letteralmente la traduzione del titolo della canzone in italiano sarebbe "uccidimi dolcemente". Rimane per me una sorpresa apprendere come questo pezzo musicale sia ritornato prepotentemente di moda in questa estate non nelle piste delle discoteche, quanto piuttosto alle pompe di benzina statunitensi. Non vi è americano medio che non la canti quando si fermi per il rifornimento con il suo mastodontico suv alla stazione di rifornimento.

I suv americani stanno letteralmente uccidendo dolcemente i loro proprietari ormai non più in grado di sostenere finanziariamente sia il pagamento delle rate dei light leasing quanto il costo del pieno di benzina (gasoline). Tanto per fare un esempio pratico, un gallone di benzina ( 3,8 litri ) costa adesso 4 $, che per l'Homer Simpson di turno è un prezzo fuori dal mondo: considerate infatti che durante la crisi petrolifera di fine anni settanta il massimo prezzo pagato fu di 3,5 $ ! Fino a tre anni fa il costo si aggirava a 1,50 $ al gallone. Per dare un ulteriore elemento di paragone, il resto del mondo paga un gallone dai 2$ della Cina agli oltre 8$ in Europa !

Negli States lo scenario automobilistico si sta rendendo insostenibile, considerate che un americano medio, viste le ampie dimensioni dei distretti urbani, percorre normalmente più di 100 km al giorno per recarsi al lavoro, fare la spesa al jet market e fermarsi per un cheese burger da Mc Donald. I giornali di annunci economici di seconda mano sono invasi da offerte di vendita a prezzi regalati di questi bestioni della strada: ma nonostante il prezzo regalato, non se li fila comunque nessuno ! Persino le concessionarie di auto nuove propongono sconti anche del 40 % purchè qualche folle sprovveduto se li porti via. Sembrano invece paradossali per il tipico stile di vita americano le richieste di acquisto e prenotazione delle cosidette compact car, le utilitarie europee e giapponesi dalle dimensioni contenute, ma dai costi di gestione paradisiaci a confronto.

Per la prima volta la mentalità "super size" dello yankee obeso ovvero tutto esageratamente molto grande sembra subire una pesante sconfitta, che come perdente clamoroso identifica proprio la grande major automobilistica americana: la General Motors , il cui logo GM è stato recentemente ribattezzato come acronimo di Gigante Morente. La General Motors è stata sino a qualche anno fa la più grande azienda automobilistica del pianeta ed anche la prima corporation per fatturato prodotto: nata come holding negli anni trenta dalla fusione per incorporazione di quattro marchi storici dell'industria automobilistica americana (Buick, Chevrolet, Oldsmobile e Pontiac), ha cavalcato come leader di mercato per decenni le scene del panorama automobilistico planetario imponendo i suoi oltraggiosi veicoli ovunque, sino a quando non si è scontrata con la lean production di Toyota (attualmente il più grande costruttore automobilistico del mondo). Lo scontro è stato fatale, per non dire mortale, infatti senza esagerazioni possiamo dire che General Motors è ormai avviata ad una lenta ed inesorabile morte industriale e finanziaria.

I fondamentali sull'azienda di Detroit hanno raggiunto proporzioni allarmanti: crollo delle vendite oltre il 30 %, quattro trimestri consecutivi con ingenti perdite, solo l'ultimo con oltre 15 miliardi di dollari, le agenzie di rating hanno emesso un pesante downgrade sul titolo al limite ormai della spazzatura, non si placano le voci di possibile fallimento del gruppo per insolvenza finanziaria, il titolo azionario GM ormai in caduta libera a 10$ per azioni (il minimo degli ultimi cinquant'anni). Il famoso suv Hummer dai consumi sconsiderati è uno dei marchi di punta del gruppo americano che ha fatto dell'abbondanza delle forme e dei consumi sfrenati la sua strategia di mercato per distinguersi dagli altri produttori. Una scelta che a distanza di tempo adesso più che mirare alla distinzione stia lentamente portando all'estinzione.

Il ruolo ed il peso della GM negli USA è superiore a quello della Fiat per il nostro paese, se l'azienda di Detroit dovesse incorrere in un default finanziario (ormai sempre più prossimo ed inesorabile) le conseguenza per l'economia statunitense sarebbero pari ad uno shock finanziario con effetti domino su decine di grandi corporations, e tutto questo in piena crisi subprime e nel pieno di una depressione economica. Sarà curioso a questo punto conoscere che tipo di intervento adotteranno le autorità di governo statunitensi per impedire anche a questo bubbone finanziario di implodere. In ogni caso tutti gli interventi di salvataggio recentemente effettuati dallo Zio Sam avranno presto ripercussioni sulle tasche dei contribuenti americani e sulla quantità e qualità dei servizi erogati dalle agenzie federali. Per quanto ossigeno continui a dare ad un malato terminale per tenerlo in vita, sai perfettamente che prima o poi dovrà soccombere fisicamente. A questo punto sempre per rimanere in tema discografico, mi sento di consigliare a tutti i dee jays americani di rilanciare un originale successo canoro italiano del 1989 di Francesco Salvi intitolato "C'è da spostare una macchina": potrebbe infatti diventare il sottofondo musicale ideale da far risuonare all'interno delle spaziose hall di accoglienza delle concessionarie americane mentre gli ufficiali giudiziari sono occupati ad effettuare i pignoramenti federali, ormai inutili tanto quanto i bestioni a quattro ruote.

giovedì 4 settembre 2008

Bowling a Columbine


Gran bel posto, gli Usa, terra di libertà, opportunità e grandi ideali. Dove i sogni possono avverarsi perchè quello è il paese in cui tutto può succedere. E pazienza se l'assistenza sanitaria è un miraggio (un american dream...), se l'istruzione te la devi pagare a caro prezzo (si esce dall'università già indebitati per 100-200mila dollari), se i diritti civili vengono spesso e volentieri calpestati in nome della lotta al terrorismo o con altre scuse parimenti (in)credibili. Ma la cosa più bella è che tutti possono difendersi da sé. Vuoi comprare un kalashnikov? Fallo pure, che aspetti? Ieri l'ennesimo folle ha fatto l'ennesima strage annunciata: sei morti. Gran bel posto, gli Usa...

mercoledì 3 settembre 2008

Arridatece Scrubs


E' partita ieri sera su Italia 1 la nuovissima prescindibile sit-com dal titolo "Medici miei", ennesima creazione di Fatma Ruffini, una che in vent'anni di lavoro al servizio delle reti Mediaset ha bruciato più cervelli dell'Lsd e della Cocaina messe assieme. Naturalmente gli interpreti di "Medici miei" sono i soliti volti della nostra tv commerciale: si va dalla Canalis a Enzo Iacchetti. Avevo già avuto modo di vederne il trailer con qualche "highlight" che prometteva battute memorabili. Un esempio? Iacchetti che domanda a un'infermiera: "Chi avete ricoverato lì dentro: Hulk?". Capirete che se il livello è questo, stiamo serviti di barba e capelli. E del resto, è vero o non è vero che Piersilvio Berlusconi si vanta ogni anno dei prodotti di qualità targati Mediaset? In attesa che iniziasse la prima puntata, una scritta in sovrimpressione attraversava lo schermo annunciando che guardando "Medici miei" avremmo potuto godere della vista del décolleté della Melita Toniolo. Come se non lo avessimo mai visto prima... Mi sbaglierò, ma in tanti anni di "E.R. Medici in prima linea" e di "Scrubs" non ricordo di aver mai visto una tetta. O perlomeno non era messa lì apposta per solleticare i pruriti dei maschietti. Va anche detto che "E.R." e "Scrubs" sono ad un livello talmente alto da non avere assolutamente bisogno di espedienti così miseri.

martedì 2 settembre 2008

BERBATOV!


Adesso che abbiamo preso pure Berbatov, DIO ABBIA PIETA' PER I NOSTRI AVVERSARI!

lunedì 1 settembre 2008

Arridatece Dabliù!


Quante volte mi sono ritrovato a pensare che le cose funzionerebbero molto meglio se a comandare fossero le donne, con la loro sensibilità, il loro buon senso, l'istinto materno... Poi ti capita di vedere all'opera vere e proprie castrauomini come la Thatcher, la Albright, la Hillary Clinton, la Rice e un po' cambio idea. Ora viene fuori che la vice del candidato McCain - sempre che gli americani lo eleggano - sarà Sarah Palin e mi si stringono già le chiappe dalla paura. 44 anni, Madre di cinque figli, membro tesserato della National Rifle Association (!!) e quindi a favore della detenzione delle armi da parte di qualunque privato cittadino, appassionata della vita all’aria aperta (adora gli hamburger di alce!!), è presidente della Alaska Oil and Gas Conservation Commission (sono quelli che vorrebbero trivellare l'Alaska che è area protetta), antiabortista, contraria ai matrimoni gay e a favore della pena di morte. Dabliù Bush non ha ancora finito il mandato che già mi tocca rimpiangerlo.