domenica 31 gennaio 2016

Family day

DATI ISTAT: Una famiglia su tre in Italia è composta da una sola persona. Molte di queste "monofamiglie" sono costituite da vedovi, che sfiorano i 5 milioni e sono per l'82% donne. La politica vuole fare qualcosa per loro? Aumenti le pensioni da fame. Nel frattempo i separati o divorziati sono quasi raddoppiati in pochi anni: oggi stiamo attorno ai tre milioni, tante le mamme con figli, molte di queste in difficoltà finanziarie. La politica vuole fare qualcosa per loro? Non ha che l'imbarazzo della scelta... (cominciamo dagli asili? dalle rette sostenibili?). La famiglia da Mulino Bianco che hanno in mente (forse) i promotori del family day di ieri e coloro che vi hanno partecipato, NON E' MAI ESISTITA, tranne che nei caroselli in tv. Padre e madre - quando ci sono entrambi - stanno tutto il giorno al lavoro, mentre i figli vengono scaricati ai nonni. Di conseguenza, oggi come oggi la FAMIGLIA TIPO è costituita da nonno e/o nonna più nipote/i. E' questa la famiglia che vogliono difendere le persone che sono scese in piazza ieri?

giovedì 21 gennaio 2016

Un calcio al buon senso

Li guardo in faccia questi ominucoli (uso, non a caso, un'espressione di Totò) che popolano il mondo dell'italico pallone. I Tavecchio, i Galliani, i Lotito, Lucianomoggi, Antonioconte... Questa roba(ccia) qua. Roba buona per gli studi lombrosiani. Li guardo e mi domando se leggano mai un libro o se vedano un film che non sia l'ultimo "Natale a", se ascoltano della buona musica o se la loro vita ne è priva (immagino che sia giusta la seconda). Ominucoli come l'allenatore del Napoli, Sarri, che offende un collega, ovverosia Mancini, dandogli del frocio. In queste ore naturalmente il popolo dei social si è già schierato in due fazioni opposte, spesso e volentieri a seconda del tifo. Perché il tifoso, si sa, non accetta certe cose dagli altri, ma quando a cascarci sono i suoi pupilli allora va tutto bene. Ogni giustificazione è buona. La più gettonata: così fan tutti (la stessa peraltro che potrebbero sfruttare quelle "brave" persone che a Colonia hanno aggredito delle povere ragazze indifese la notte di capodanno). La verità è che lo sport di vertice è modello di comportamento e di conseguenza deve dare l'esempio e non avvalorare derive disdicevoli. Come Valentino Rossi che scalcia un avversario - gesto bruttissimo, qualunque sia stata la provocazione - e tutti a prendersela con il suo avversario, contro ogni logica di buon senso. E avrei voluto vedere cosa sarebbe successo se un eventuale pilota italiano avesse aiutato Rossi in pista esattamente come ha fatto Marquez con il conterraneo Lorenzo. "Ha fatto bene", così avrebbero commentato i tifosi. E se invece non lo avesse aiutato l'avrebbero additato come se fosse un infame. Ragazzi, datevi una svegliata, che altrove (Premier League, Nba...) se la sono già data da un pezzo e non a caso là vigono regole rigide e chi sbaglia paga. Paga carissimo: come quei proprietari di squadre Nba (ne ho in mente almeno tre) che sono stati costretti a venderle per delle frasi di stampo razzista intercettate su cellulare o (addirittura) mail. Lo sport deve essere bonificato da razzismo, violenza, omofobia: queste cose nel 2016 NON VANNO PIU' TOLLERATE.

lunedì 11 gennaio 2016

Il mio addio al Duca Bianco

Non c'è peggior cieco di colui che non vuol vedere. Ci erano cascati persino i bookmaker inglesi, che ancora un anno fa continuavano a quotare David Bowie quale potenziale headliner di Glastonbury. Eppure gli indizi, a volerli davvero leggere, conducevano tutti alla medesima conclusione. Dalle recenti immagini del Duca: palesemente stanco, invecchiato o, più semplicemente... malato. E poi l'ostentato simbolismo, tanta roba pure per uno come lui, che all'estetica del "larger than life" ci aveva assuefatti anche più degli anni Ottanta, che Bowie aveva non a caso dominato dal punto di vista delle vendite e magari molto meno dal punto di vista della creatività. Il simbolismo, si diceva, a partire appunto dalla stella nera che spicca sulla copertina dell'ultimo disco, ovverosia lo yin (l'oscurità) che sembra opporsi allo yang (lui era pur sempre il "Duca Bianco"), ma in realtà lo completa in quello che nella filosofia confuciana viene chiamato Taijitu. Detto con il senno di poi, la stella nera altro non è che la morte incombente, il sipario che si chiude sull'artista Bowie, che però prima di lasciarci ha voluto regalare un ultimo grande album ai suoi fan ("The next day" del 2013) e indicare due anni dopo, con "Blackstar", la via agli eventuali (molto eventuali...) eredi, nella consapevolezza che ormai la musica rock e pop non stava andando da nessuna parte e stagnava, riciclando di fatto soprattutto gli anni Sessanta e Settanta, ma anche gli Ottanta e quanto di buono era uscito dalla prima metà dei Novanta. Ed è altresì significativo che l'album della definitiva rinascita artistica (il brano intitolato "Lazarus" la certifica indirettamente), nonché ennesima mutazione del più camaleonte di tutti, sia stato pubblicato proprio nel giorno del suo sessantanovesimo compleanno e che TRE GIORNI DOPO il "messia" del pop ci abbia lasciati.

sabato 9 gennaio 2016

Blackstar

Non è un disco pop, non è un disco rock. E' il solito DAVID BOWIE, per il gusto di sorprendere sempre spostandosi laddove non ti aspetteresti. Avevo ascoltato più volte i due singoli ("Lazarus" in particolare), ieri ho assaggiato il disco su Deezer (tranne l'ultimo brano che non è disponibile), l'ho acquistato subito dopo, pur non essendo del tutto certo che sia nelle mie corde. D'istinto direi che qui abbiamo già il candidato numero uno per il "disco dell'anno", saranno poi i mesi a seguire con i relativi ascolti a confermare o smentirmi, magari clamorosamente. Quel che mi sento di sottolineare, davanti a un lavoro del genere, è che FORSE la musica che noi amiamo dopo i '90 non ha aggiunto alcunché di veramente significativo alla propria storia, non perché tutto quanto fosse già stato scritto in precedenza (luogo comune, secondo me), ma per il fatto che sono mancati gli artisti davvero "visionari".

venerdì 1 gennaio 2016

Buon anno

Del terrorismo islamico mi sfuggono le logiche operative. Ad esempio: gli Eagles of Death Metal a Parigi sì, il concerto di capodanno di Gigi D'Alessio a Bari invece no. Perché? (no, giusto per sapere...)