venerdì 7 novembre 2014

...E lo chiamavano giornalismo

Quando ci lamentiamo di quanto sia caduto in basso il mestiere del giornalista, è soprattutto a quotidiani come Libero o Giornale, o a settimanali come Chi che dobbiamo dare la colpa, senza comunque dimenticare che anche le testate più importanti del nostro paese (Corriere e Repubblica in primis) hanno sempre fatto da megafono per la voce dei padroni. Mi sorprende che ci siano milioni di italiani che si bevono ancora le opinioni reazionarie (ed eterodirette) di un Vittorio Feltri, ma al contempo è indicativo della decadenza della mia professione il fatto che un Marco Travaglio sia elevato alla categoria di "star" da parte dei suoi lettori solo perché ne traduce gli umori (e le incazzature) in parole (ben scritte). E a tal riguardo vorrei anche fare chiarezza su un'ulteriore questione: il bravo giornalista - o giornalista bravo - non è chi scrive le cose che noi pensiamo, bensì - molto più semplicemente - colui che ci... informa. Sembrerà una banalità, ma se il World Press Freedom Index sbatte l'Italia nelle retrovie relativamente a libertà di stampa (siamo al 49° posto, subito dietro al Niger), un motivo ci sarà...