martedì 30 novembre 2010

BAD NEWS



Sono sempre i migliori che se ne vanno....

sabato 27 novembre 2010

Quando le realtà supera la fantasia


di Malcolm Pagani - dal sito de Il Fatto Quotidiano


Bondi e l’attrice del Caimano:
“Deve vincere il Leone d’oro”

Il ministro per i Beni e le attività culturali inventa un premio per Michelle Bonev. Le telefonate, la targa premio del dicastero, la claque in sala per la starlette sponsorizzata dal premier.


La telefonata arriva durante l’estate. Nella città deserta, un uomo lavora. Da una parte del filo il ministro Bondi, dall’altra Nicola Borrelli, direttore generale del ministero dei Beni culturali, sezione cinema. “Dottore, allarme rosso. Un’emergenza terrificante. C’è un’amica molto cara al primo ministro bulgaro e al premier, una brava ragazza, si chiama Michelle Bonev. Dice che vuole andare al Festival di Venezia e che partecipare non le basta più. Il nostro presidente Berlusconi le ha promesso che lo vincerà e che sarà una bellissima serata, piena di luci e colori. Una serata di libertà. Lei, con il tempo, se n’è convinta e non c’è verso di farle cambiare idea”. Borrelli, ex vice di Blandini precipitato al comando nel biennio più difficile della recente storia culturale italiana, balbetta qualcosa. “Ministro, proviamo, non so se sarà possibile”. Alla prima richiesta ne seguono però altre, sempre più insistenti e una storia che sembra inventata da Age e Scarpelli diventa un frammento di realtà italiana. Passano le settimane e “l’allarme rosso” cambia di sede.

Venezia, il Festival, la celebrità. Le promesse vanno mantenute. La messa in scena è da Oscar. Una targa fasulla con il logo della comunità europea e con quello del ministero (che i ben informati raccontano ordinata in tutta fretta in una bottega romana nei giorni precedenti alla partenza della delegazione ministeriale), un premio inventato dal nulla, una gag istituzionalizzata che ha come palcoscenico il Lido e una serie di figuranti più o meno consapevoli. Ministri, parlamentari europei, claque assortite. Nel regno di Sandro Bondi, che pur avendo giurato “nell’esclusivo interesse della Repubblica”, ne ha creata una autonoma, è la normalità.

Fabrizio Indaco, il figlio della sua compagna e deputata Manuela Repetti, può avere una scrivania ministeriale vanagloriando parentele come in occasione della premiazione dell’ultimo festival di Roma al quale, nell’imbarazzo dei presenti, pretendeva di assistere senza avere gli accrediti necessari: “Bondi è mio padre, adesso lo chiamo e vi faccio vedere”. E il suo genitore naturale, Roberto Indaco ottenere invece una consulenza da 25.000 euro registrata a bilancio nelle spese del Fus 2009, per la non meglio precisata competenza specifica in “Arte e moda”.

A Venezia, l’allegro gruppo in trasferta si è superato. Michelle Bonev (all’anagrafe Dragomira) non ha vinto il Leone d’oro ma ha avuto, l’impressione (alla fine ciò che conta), di farlo. L’organizzazione è diabolica. Approfittando dell’evento “Action for women”, coccarda vera per cortometraggi con giuria di alto livello (tra gli altri Tornatore, Francesca Comencini, Roberta Torre) e della confusione tematica, il piano Bonev scatta nel tardo pomeriggio. Una location defilata, la Sala Pasinetti, ed ecco uscire fuori la targa incriminata, per il film prodotto dalla Bonev “Goodbye Mama”, e coprodotto da Rai Cinema con il patrocinio del Mibac. Storia di emarginazione piena di bellone da esportazione che si trasforma in opera “dall’alto valore sociale”. L’epigrafe, solenne, a dare una parvenza di credibilità: “Premio speciale della Biennale assegnato in occasione del 60° anniversario della Convenzione europea per la Salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle Libertà fondamentali, il Ministro per i Beni e le Attività culturali”.

Avrebbero potuto darle anche l’altro perché, è innegabile, la ragazza è estremamente attiva. I primi vagiti di notorietà a Sanremo, quando al povero Baudo la affiancano in veste di opinionista nel Dopofestival edizione 2003. Pippo si incazza, ma si piega ai desideri di Agostino Saccà, sponsor ammaliato dal fascino erinnico di una bruna fanciulla di un metro e ottanta, fisico da maggiorata anni ’50. La scalata non conosce ostacoli. Una fiction con il cantore dei Barbarossa leghisti, Renzo Martinelli (La bambina dalle mani sporche) un libro pubblicato con Mondadori e una recensione (estorta) a Giampiero Mughini che per Panorama di Carlo Rossella vergò un’ironica stroncatura e si ritrovò in pagina un pezzo che paragonava la ragazza a Marguerite Yourcenar. Anni dopo, il ricordo è ancora vivo: “Mi ritrovai pubblicato un foglio ampiamente emendato in senso ruffianoide nei confronti della Bonev”.

A Venezia, oltre al ministro della cultura bulgaro, a far festa a Dragomira (Michelle), mezzo governo italiano. Giancarlo Galan, giulivo: “Il presidente Berlusconi mi ha pregato di portarle personalmente i suoi saluti più calorosi e io lo faccio volentieri con tutto l’affetto di cui sono capace”, Mara Carfagna: “Sono orgogliosa di poter omaggiare una ragazza così coraggiosa” e gli sconvolti Marco Muller e Paolo Baratta, direttore della Mostra e presidente della Biennale, chiamati in tutta fretta dalle stanze del ministero di Bondi per trovare adeguato palcoscenico al desiderio del premier e terrorizzati dalla presenza della stampa. Unici assenti, infatti, i giornalisti. Con il fantasma del malcapitato Enrico Magrelli (Film tv) dato per presente, scambiato per un turbine fonetico con Mereghetti del Corriere della Sera e vanamente atteso da Dragomira Bonev che tra un inchino e l’altro continuava a ripetere: “Dov’è famoso Magrelli de corriere de Milano?, Presidente mi ha promesso c’era, io voglio tanto abbracciare lui”. In sala, un pubblico finto, sgomento, lo stesso di certi programmi del pomeriggio tv, ravvivato da Deborah Bergamini (patrocinante del vero premio “Action for woman”), quel giorno a Venezia suo malgrado con una pletora di europarlamentari diligentemente seduti in platea. A fine serata, telefonata complimentosa di B. e nuovi, mirabolanti scenari futuri da disegnare insieme.

A chiudere degnamente l’imitazione felliniana, una lettera della Ue, anch’essa fittizia, offerta a Dragomira-Michelle, abito lilla, scollatura choc, collana di perle, colta da estasi mistica e pronta ad aggiungere la sua testimonianza al libro nero del comunismo: “Arrivai in Italia nel 1990 con solo un paio di scarpe gialle e 20 dollari in tasca. Devo molto all’Italia: la Bulgaria mi ha dato la vita ma l’Italia la libertà”. Dalle parti di Arcore, sentitamente, confermano.

venerdì 26 novembre 2010

C'è crisi dappertutto


L'Italia dei Valori aveva proposto l'abolizione dei vitalizi ai parlamentari. Com'è noto basta arrivare a metà legislatura più un giorno e si è a posto per tutta la vita. Un privilegio inaccettabile in assoluto, ma direi specialmente oggi che il governo sta tagliando i fondi a salute, sicurezza, cultura, sviluppo.. Sono ben 3000 i soggetti che percepiscono una pensione che va da un minimo di quasi 2400 euro a massimi che non riesco nemmeno a scrivere senza rischiare di lanciare tastiera e monitor fuori dalla finestra per il nervoso. Fanno comunque 130 milioni all'anno. Inutile dire che la proposta dell'Idv (probabilmente presentata solo per far bella figura con l'elettorato; non voglio dire che questi siano delle anime pure) E' STATA RIGETTATA DALLA QUASI TOTALITA' DEI VOTANTI, a parte qualche Pilato tipo Paolo Guzzanti che si è astenuto per sentirsi a posto con la coscienza. Se continuiamo a fare finta di niente di fronte agli abusi di questa politica di (biiiiit), di fronte a questi pezzi di (biiiit) che persistono nel concentrarsi esclusivamente sui propri problemi e interessi non ne usciremo più. E con l'attuale legge elettorale (il porcellum) non li scegliamo nemmeno noi, ma i segretari di partito! Diciamo BASTA una volta per tutte. BASTA, BASTA, BASTA!

lunedì 22 novembre 2010

"Ho sconfitto il cancro senza curarmi"


Eleonora Brigliadori “Ho sconfitto il cancro senza curarmi”
Autore: Alessandra Drago – tratto da www.stampalibera.com

Eleonora_Brigliadori: Dieci anni fa mi dissero che sarei morta entro sei mesi. Avendo già perso mia madre e mia nonna di tumore, e avendole viste spegnersi tra atroci sofferenze dovute alla chemioterapia, mi convinsi che il percorso ospedaliero era solo un modo per morire nel peggiore dei modi. Quindi non ho fatto alcuna cura e neppure esami invasivi. In una situazione d’emergenza, come era quella che stavo vivendo, ritenevo assurdo dovermi far bucare, tagliare, aprire. Non ho fatto neppure la chemioterapia. Non solo perchè cosi si vanno a creare nuovi problemi fisici, ma vengono anche innescati meccanismi di paura. Dopo tre anni il carcinoma che avevo al fegato è scomparso, è andato via quando il virus dell’epatite l’ha metabolizzato…

I: Il virus dell’epatite?
Al livello del fegato è un “simbionte” che, terminato il conflitto, risolve il carcinoma al fegato.

I: Non capisco…
E: Questa spiegazione tecnica l’ho avuta tempo dopo, quando ho scoperto le teorie di Hamer sui tumori. Dopo la mia guarigione, infatti, ho iniziato un percorso di conoscenza su questo tema. Tra i sistemi per l’attivazione dell’autoguarigione dell’individuo che ho studiato, la “Nuova Medicina Germanica” mi è parsa la frontiera più avanzata. Il suo ispiratore è il dottor Ryke Geer Hamer, più conosciuto per la vicenda accaduta in Corsica, quando il figlio fu ucciso da un colpo di fucile per il quale venne accusato il principe Emanuele di Savoia. Proprio a seguito di questa triste vicenda, il medico sviluppò un tumore ai testicoli e la moglie uno al seno. Da li ebbe un’intuizione che lo portò a rivoluzionare i fondamenti stessi della medicina: Hamer capi che i meccanismi cancerogeni hanno una funzione biologica. Il suo stesso tumore era il tentativo estremo del corpo, anche a livello psicologico, di fornire lo strumento per fecondare e avere presto un altro figlio, mentre quello della moglie era il tentativo simbolico di innescare la produzione di latte. Quindi, quando una donna scopre di avere un tumore al seno, dovrebbe cercare di capire la connessione tra quel tipo di tumore e ciò che sta accadendo nella sua vita interiore.

I: Cosi, secondo lei, il corpo guarirebbe da solo dai tumori…
E: Si, quando una persona va a fare la diagnosi, il tumore si sta già riparando da solo. I medici, però interrompono il processo naturale di guarigione e provocano le metastasi, che non sono altro che ulteriori conflitti dovuti al loro stesso intervento.

I: Quindi lei non ha fatto nulla per curarsi?
E: Ho fatto tante cose, ma che avevano a che fare solo con le mie scelte alimentari, con il fatto di rimanere a casa mentre stavo male. C’è gente infatti, che ha un tumore e vive benissimo. Secondo Hamer, tutte le terapie naturali hanno la loro ragione d’essere, perciò basta digiunare o praticare l’omeopatia per risolvere un problema. che uno decida di guarire con i colori, con le “acque di luce” o con l’urinoterapia, va sempre bene. Purchè non si ostacolino i processi naturali, si può cercare una propria via. Il tumore parte sempre dal cervello, cioè da un’esigenza nascosta ed è “costruttivo”, quindi non bisogna averne paura.

I: In conclusione, questo che cosa significa?
E: Il concetto di cura, inteso secondo l’approccio tradizionale, non aiuta, perchè la persona pensa che la sua guarigione dipenda dalla “corsa agli armamenti”, cioè dalle pillole che gli vengono date. Occorre, invece, capire che si guarisce solo con l’integrazione dei sistemi biologici: i virus e i batteri, invece di essere combattuti, vanno compresi nella loro funzione positiva. Spesso, quando c’è un virus, l’organismo sta solo tentando di completare un processo “riparativo”, come nel caso dell’epatite come nel tumore al fegato. Il cancro non si origina da una cellula impazzita, ma è il segnale di una necessità di una persona. Questo mette in moto meccanismi che hanno uno scopo biologico. Se li si lascia completare il percorso, ricomporanno il conflitto. Il tumore infatti, guarisce da solo nel 90 % dei casi.

I: Il metodo Hamer viene praticato in Italia?
E: Io, da quando ho seguito un corso sulle leggi di Hamer riservato ai medici, non ho più amici che muoiono di cancro, perchè consiglio loro, senza fare il “dottore” (perchè non lo sono), come comportarsi. I medici di Nuova Medicina non curano più le persone chemioterapizzate perchè sono comunque destinate a morire, più o meno tardi, a causa della devastazione compiuta dalla medicina ospedaliera.

I: Tutto ciò è legale?
E: Il problema è all’interno dell’ospedale, dove, secondo me,ci si deve andare solo per la diagnostica. poi si decida in piena libertà. da quando conosco il rapporto tra anima e corpo, non prendo più farmaci. la mia salute è migliore oggi di quando avevo vent’anni, e credo di averlo dimostrato a “Notti sul ghiaccio”, dove ho dato “la paga” alle ragazzine.

venerdì 19 novembre 2010

Mistificazioni vergognose


Maurizio Belpietro ha definito Maroni "il ministro che ha catturato 6500 boss in due anni". A parte la cifra evidentemente sparata a casaccio (6500 mafiosi? tutti boss? e qualche manovale intruppato non ci stava?) - ma tanto i lettori di Libero non sono delle cime e si bevono tutto, altrimenti non lo acquisterebbero - mi domando perché quando i magistrati e le forze dell'ordine arrestano dei delinquenti il merito va al ministero, mentre quando invece si occupano di certi politici collusi con la mafia si tratta sempre di accanimento da parte delle toghe comuniste che vorrebbero sovvertire l'ordinamento democratico. Ma di Dell'Utri (il fondatore di Forza Italia si è già preso una condanna in appello a sei anni per concorso esterno in associazione mafiosa) e Verdini (il coordinatore nazionale del Pdl indagato per i suoi rapporti con la camorra e salvato dal Parlamento che ne ha negato l'arresto) che cosa ne pensano il ministro Maroni e i suoi colleghi di partito che s'indignano oggi per la denuncia (sacrosanta e documentata) di Saviano?

mercoledì 17 novembre 2010

Il mondo nella patta


Una delle cose che più mi rattristano a proposito dei miei "colleghi" maschi è che per la (stragrande?) maggioranza di essi il mondo c'è ed esiste solo appena al di sotto della loro cintura. Solo così mi riesco a spiegare come possa essere considerata desiderabile una ragazza volgarotta e per niente sensuale come la "nipote di Mubarak" Ruby. Ma neanche le donne possono sentirsi così superiori se ammirano uno stronzo come Fabrizio Corona.

mercoledì 10 novembre 2010

GENIO!


















Secondo me il vicesindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini (leghista, e non serve aggiungere altro) è un genio incompreso. O meglio: lo comprendono solo i suoi conterranei, che difatti lo coprono di voti e lo adorano (occhio, che in democrazia si vota sempre i propri simili - per dire il livello...). Per giustificare l'inerzia dei governanti relativamente all'alluvione in Veneto non ha trovato di meglio che scaricare le colpe sulle nutrie che infestano i fiumi. GENIO!

martedì 9 novembre 2010

La battuta del giorno


















Il premier: “La mafia vuole colpirmi”. Com’è noto, anche a Falcone riempirono la casa di mignotte.

da www.spinoza.it

sabato 6 novembre 2010

Consigli per gli acquisti


Avendo notato quanto poco io produca in questo blog ultimamente, oggi volevo scrivere qualcosa. Ma cosa? Ci ho ragionato a lungo, solo che quando manca l'ispirazione non c'è molto da fare. A meno che non mi ci metta pure io a parlare di bunga bunga e squallidume politico come del resto succede un po' ovunque (tv, giornali, bar...) negli ultimi giorni. E allora, invece di rassegnarmi a lasciarvi ancora una volta senza un mio post ho deciso di consigliarvi un bel telefilm: si tratta di "My name is Earl" e lo trovo esilarante specialmente nelle puntate in cui appare Giovanni Ribisi in qualità di special guest.

mercoledì 3 novembre 2010

Viale del tramonto























Che Berlusconi (non il berlusconismo, che purtroppo sta impresso nel dna dell'italica gente) sia ormai arrivato alla frutta, anzi al digestivo, lo si capisce dal fatto che ora lo attaccano anche gli amici di sempre. Sentite qua: "Dal punto di vista morale Berlusconi porta il Paese a una regressione paurosa. I gay sono da disprezzare; le donne sono il dopolavoro del maschio e per le minorenni si ragiona così: le salvo dalla polizia per salvare me stesso e dopo le rimetto sulla strada. Se la prendono con i gay e le donne, ma domani ne avranno per gli zingari e gli immigrati. Tutte le idee più becere verranno chiamate a raccolta per difendere la casamatta. Difendersi chiamando all’appello tutti gli istinti meno presentabili: è questo il secondo tempo del berlusconismo". Chi l'ha detto? Pierluigi Bersani!