mercoledì 30 settembre 2009

Il Mucchio di ottobre


E' uscito in edicola Il Mucchio del mese di ottobre. Da lettore affezionato (nonché collaboratore occulto, visto che ogni mese c'è almeno una mia lettera al direttore...) me la sento di consigliarvelo con tutto il cuore. Sono soldi ben spesi.

martedì 29 settembre 2009

Palle spaziali


Trasfigurando la realtà come solo lui è capace di fare il cavaliere di Hardcore ha puntato il dito contro l'opposizione, che a suo dire festeggia per i nostri morti in Afghanistan. Tutto molto falso, ovviamente; tutto molto inventato. Perché le opposizioni si sono ben guardate dallo speculare sui nostri soldati caduti a Kabul. Semmai è stato l'Umberto Bossi a farlo, parlando di ritirare il nostro contingente. Troppo comodo. Troppo facile. Ma questi imbonitori, capaci d'inventarsi espressioni tipo "transition strategy" (che non significa assolutamente nulla e infatti questa supposta il Berlusca ce la infila nel didietro in inglese) fingono di dimenticare che nel 2007, tentando di far cadere Prodi, loro il rifinanziamento della missione militare in Afghanistan si guardarono bene dal votarla!

lunedì 28 settembre 2009

Misteri insoluti


Dicono che le trasmissioni come Ballarò o Annozero gli fanno ottenere ancora più consensi. E allora per quale motivo i berluscones cercano in ogni maniera di cancellarle? Mistero...

sabato 26 settembre 2009

(il ritorno delle) Garbage news!


Dopo avere citato per danni La Repubblica e L'Unità, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha deciso di promuovere un giudizio civile anche nei confronti degli eredi di Domenico Modugno, avendo ravvisato nei versi "volare oh oh, cantare oh oh, nel blu dipinto di blu" un evidente riferimento alla sua dipendenza dal Viagra.

Avendo intenzione di celebrare degnamente i cento anni del suo club, il presidente del Corinthians vorrebbe regalare Ronaldinho ai propri tifosi. Titubante Galliani, che non saprebbe in quale modo sostituire il fantasista brasiliano. E se provasse a chiamare un numero a caso dell'elenco telefonico?

Nel tentativo di riguadagnare il sostegno dei vescovi, venutogli meno a seguito del caso-Boffo, il premier Silvio Berlusconi ha preso le distanze dal direttore del Giornale: "Mai parlato con questo Feltri... o Feltro".

Morto il cantante Wess. Aveva 64 anni ed era noto a molti, oltre che per le proprie doti canore, anche per le prodigiose dimensioni del pene. Il suo cazzo era talmente grande, che per farcelo entrare nella bara l'impresa di pompe funebri ha dovuto segargli via una gamba.

Da un recentissimo sondaggio, è emerso che la passione per le minori ha fatto perdere a Berlusconi i voti dei preti cattolici, ma si è guadagnato quello dei molestatori e dei pedofili. Visto però che le due categorie spesso coincidono si è trattato in pratica di una partita di giro.

venerdì 25 settembre 2009

I silenzi di Brunetta


Chissà perché il solitamente logorroico ministro Brunetta si è dimenticato di farci sapere che le sue norme anti-fannulloni sono state da lui ritirate (tutte!) per manifesta anti-costituzionalità. Eppure, a suo tempo le aveva annunciate con così tanta enfasi, che sembrava quasi dovessero salvare l'Italia! Buffone.

giovedì 24 settembre 2009

Il caso-Travaglio


In un sistema informativo a tal punto addomesticato qual è il nostro, con Rai-Mediaset che ormai sono (con pochissime eccezioni) sempre più voce del padrone, impressiona negativamente constatare quali e quanti ostacoli vengano posti nei confronti dei pochi che ancora insistono a fare del giornalismo non governativo. "Annozero", trasmissione che parte questa sera su Rai2, si è vista mettere a più riprese il bastone fra le ruote dagli stessi dirigenti di rete, tant'è vero che nel momento in cui scrivo il mio post, a Marco Travaglio non è stato ancora rinnovato il contratto di collaborazione. Lui interverrà comunque, a titolo gratuito. Può permetterselo. E' evidente, in ogni caso, che i berluscones che contestano il dato secondo cui in Italia vige un regime d'informazione semi-libera - caso unico in zona Euro - e argomentano tirando in ballo la stampa (Repubblica, L'Unità, Il Manifesto, l'Espresso, ecc.), fingono di non sapere che l'80% degli italiani s'informa esclusivamente guardando i programmi televisivi. Ed è appunto per tale ragione che Travaglio può scrivere dove vuole, ma in Tv fanno e faranno di tutto per eliminarlo.

mercoledì 23 settembre 2009

Obama vs Berlusca


Seguendo con grande interesse l'ospitata di Obama al "David Letterman Show" mi è venuto spontaneo giocare con le comparazioni in tempo reale con quanto avviene in tv nel nostro bel(?)paese da formaggino. Per cominciare, l'atteggiamento di Letterman nei confronti dell'uomo più potente del mondo non è quello dello stuoino Vespa al cospetto di Berlusconi. Letterman e Obama conversano "da pari a pari", nel pieno rispetto dei relativi ruoli: il primo fa domande (vere), il secondo risponde. L'atmosfera è molto "cool", fioccano le battute, si ride parecchio, Obama incassa divertito qualche frecciatina e poi inizia a parlare di cose serie. Con il Berlusca, invece, via il "cool" e largo ai "culi" (e tette, fighe, insomma tutto quell'armamentario lì....), perché il nostro premier - si sa - ama le battutacce da caserma. Obama è un signore nel comportamento, ma soprattutto, è ben consapevole che in questo momento lui incarna gli Stati Uniti e che l'immagine che il mondo intero ha del suo paese è quella che si riflette sul suo profilo. Berlusconi, al contrario, rimane testardamente se stesso: il prototipo del bauscia lombardo (egregiamente rappresentato per anni sugli schermi italioti dal compianto Guido Nicheli), ma anche un ometto complessato, disperatamente bisognoso di sentirsi il più grande di tutti (il più grande imprenditore italiano, il più grande presidente di calcio, il più grande presidente del consiglio...), proprio perché lui è un nano. A proposito: durante l'intervista di Letterman non ho mai sentito Barack Obama definirsi il migliore di tutti i tempi; non l'ho mai udito auto-incensare il proprio operato. Non l'ho nemmeno sentito attribuire a chi l'ha preceduto la colpa per la gravissima crisi che il suo paese sta attraversando. Eppure ne avrebbe avuto ben donde. Quanto invidio gli americani che oggi hanno un presidente come Obama? Tantissimo. Ma invidio pure gli spagnoli per Zapatero, i tedeschi per la Merkel, gli inglesi per Brown (sic!), i nordcoreani per Kim Jong-il (ok, non siamo a quei livelli, però ci stiamo arrivando). Ma non dimentico che per otto anni proprio gli americani avevano messo nelle mani di una banda di delinquenti il futuro del pianeta Terra. E che c'è voluta la visione del baratro che si apriva davanti ai loro passi per indurli a cambiare finalmente direzione. Prima che fosse troppo tardi.

martedì 22 settembre 2009

Ciao ciao Flavio


Vedete cosa succede all'estero? Uno imbroglia (o ruba, che è poi la stessa cosa) e se lo beccano lo fanno fuori. Godo fortissimamente godo per le sventure del Briatore, radiato dalla F1 e cacciato pure dal QPR, squadra di calcio inglese di cui lui è (era!) il vicepresidente. Briatore è come Luciano Moggi, una faccia una razza: sono i furboni all'italiana. Ma se qui da noi gli va sempre bene, in un modo o nell'altro, fuori dagli italici confini parlare di etica dello sport, per fortuna, ha ancora senso. Ciao ciao Flavio, non ci mancherai.

lunedì 21 settembre 2009

Parola di "Satana" La Russa


Il ministro della guerra "Satana" La Russa ha ricordato che in Afghanistan i nostri soldati ci sono andati per combattere il terrorismo e riportare la democrazia. Nobile intento, non c'è che dire. Ma in Italia, la democrazia, quando (e chi) ce la riporteranno?

sabato 19 settembre 2009

Il ruffiano e il presidente


di Giuseppe D'Avanzo
tratto da Repubblica.it

Gianpaolo Tarantini deve essersi detto: faccio così, ammetto negli interrogatori quel che non posso negare o contraddire e dunque le feste a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa; il pagamento delle prostitute che infilavo nelle cene e nel letto di Silvio Berlusconi; l'uso della cocaina che a decine di grammi distribuivo nelle mie feste private. Confesso i legami cuciti - sempre attraverso notti di sesso nella garçonniere all'angolo Extramurale Capruzzi, a Bari - con gli amministratori regionali di sinistra, come quel Sandro Frisullo. Lascio capire che anche quel D'Alema - sì, quel D'Alema - l'ho avuto a tavola o in barca.

"Qualche volta" dico, alludendo a un'amicizia che purtroppo non è mai nata. Concludo che qualche affaruccio me n'è venuto - è vero, diciamo una certa "visibilità con i primari" che poi mi dovevano comprare le protesi che vendevo - ma poi niente di che, tutto sommato. Chiedo il patteggiamento (due anni di pena) ed esco da questa storia un po' ammaccato e con qualche benemerenza da mettere sul tavolo nella mia seconda vita. Ho soltanto 35 anni, no? Un merito sarebbe stato sicuro e consistente, deve aver pensato Tarantini. Se patteggio, tengo fuori dai guai "il Presidente" perché nessuno potrà più ficcare il naso nelle decine e decine di telefonate tra me e lui - intercettate, purtroppo. Quelle chiacchiere, sì che lo metterebbero in imbarazzo.

La strategia di difesa di Tarantini è legittima, come tante altre. Si sbriciola dinanzi al rifiuto del pubblico ministero. Che nega il patteggiamento (applicazione della pena su richiesta delle parti) perché - dice il procuratore di Bari, Antonio Laudati - "l'attendibilità delle dichiarazioni dell'indagato deve essere verificata con ulteriori accertamenti. È vero, ho detto che, leggendo i verbali sui giornali, appare evidente che non ci sono responsabilità del presidente del Consiglio, ma le indagini non sono terminate e si deve verificare quanto è stato raccontato. Lo faremo in tempi rapidi".

Le parole del procuratore devono aver spaventato Tarantini, e non soltanto Tarantini. Che era nei guai e ci si ficca ancora più a fondo, a testa in giù. Comincia (sostiene la guardia di finanza) a trafficare con i testimoni e con le prove. Se le aggiusta per rendere attendibili, per i magistrati, i suoi ricordi. Forse, progetta una fuga all'estero per tirare il fiato e alleggerire la pressione in attesa di una luna migliore. Si vedrà se gli investigatori hanno visto giusto.

Nell'attesa, alla mossa di Gianpi, la procura ne oppone un'altra, tattica e astuta. Non ne chiede l'arresto, ma soltanto il fermo. Quindi, è obbligata a consegnare al giudice delle indagini preliminari, che dovrà convalidarlo, soltanto qualche pezzullo di carta che documenta il pericolo di fuga o l'inquinamento probatorio e nulla di più. Lo scrigno delle fonti di prova già raccolte resterà chiuso e quindi, per il momento, le intercettazioni del presidente del Consiglio, le testimonianze delle giovani falene che hanno trascorso la notte a Palazzo o in Villa, gli amici di Gianpi che tiravano su la cocaina che egli dispensava con generosità, le tracce dei traffici sanitari resteranno ben protette.

* * *

Un'indagine penale non è soltanto l'accertamento di responsabilità personali (come sembra credere Ernesto Galli Della Loggia), è anche teatro, memoria collettiva, luce che illumina il mondo, che rivela pratiche, passioni, coraggio, debolezze, irresponsabilità, che racconta la tenuta di regole e dispositivi che evitano anarchia e soprusi e fanno ordinato il nostro vivere insieme. È un ordigno che riesce a dirci, qualche volta, e spesso non in modo esaustivo, dove viviamo, che cosa vi accade, con chi abbiamo a che fare. Da questo punto di vista, la storia di Gianpaolo Tarantini non è questo termitaio dai corridoi intricati.
Il ruffiano e il presidente

Patrizia D'Addario con Berlusconi

Gianpi è in affari e s'è fatto ruffiano per accrescerli. Tutto qui, in soldoni. La sua intuizione è che, nell'Italia di oggi, il potere del sesso - l'influenza che può avere sugli uomini che governano il Paese o una Regione o un'Azienda sanitaria - ha la stessa energica forza corruttiva del denaro, grimaldello decisivo per gli affari neri degli anni novanta. È acuto il fiuto del giovanotto che forse avrà studiato anche psicologia sociale nel suo master in marketing all'università di Herisau, nello svizzero Canton Appenzello. L'intuizione, comunque, è subito vincente a Bari. Sandro Frisullo, vicepresidente regionale, abbocca all'amo di Tarantini. Gianpi gli organizza in un appartamento in affitto in via Giulio Petroni, angolo via Extramurale Capruzzi, incontri sessuali ora con Terry De Nicolò ora con Vanessa Di Meglio, ricompensate con cinquecento euro.

Tarantini attende l'arrivo dell'amico. Cenano in tre. Al caffè, Gianpi si leva di torno. Le chiama "attenzioni" non corruzione. "Le attenzioni da me avute per Frisullo mi hanno consentito - dice - di essere presentato al dottor Valente, direttore amministrativo dell'Asl di Lecce. Chiedevo un'accelerazione dei pagamenti per le prestazioni effettuate dalle mie aziende e l'esecuzione di una delibera adottata in materia di acquisto di tavoli operatori. So che Frisullo ha rappresentato più volte le mie esigenze a Valente ed io personalmente ne ho parlato con lo stesso Valente. I pagamenti sono avvenuti anche se comunque in ritardo, altrettanto per la delibera. La frequentazione di Frisullo mi serviva soprattutto per acquistare visibilità agli occhi dei primari che portavo da Frisullo".

* * *

Il metodo funziona, dunque. Tarantini decide di fare un salto, il gran salto, l'avventurosa capriola verso un sorprendente, inatteso successo. Dice a se stesso che se la sua intuizione è efficace in Puglia perché non deve esserlo altrove. Magari a Roma, nella Capitale, e con l'uomo che ha in mano in Paese? Dicono che le cose siano andate così. Non è stato il giovane ruffiano a bussare alla porta di Berlusconi, ma - scaltro, forse già conosce le debolezze del presidente - Tarantini è riuscito a giocare con Berlusconi come il gatto con il topo.

Accade nell'estate del 2008. Tarantini affitta, pagando centomila euro al mese (pare), la villa Capriccioli, a cinque minuti da Porto Cervo e non troppo lontano dalla Villa Certosa del capo del governo. A quel punto è un gioco da ragazzi - anche se molto, molto costoso - riempire la casa, il giardino, la spiaggia di bellezze, di cocaina, di allegria e risate e poi attendere, immobile come un ragno. Il calabrone cade nella rete. Pare che l'Egoarca non se ne capacitasse e il suo grandioso senso del sé ne fosse ferito: quelle giovani donne non si dirigevano alla Certosa, ma altrove, da un altro. Chi diavolo è questo "Gianpi" di cui tutti parlano quest'estate? Berlusconi chiede di sciogliere l'arcano a Sabina Beganovic, "l'ape regina" (Dagospia), donna così fidata da essersi tatuata su un piede "S. B. l'uomo che mi ha cambiato la vita". La Beganovic torna dall'Egoarca con le informazioni giuste e Tarantini ha finalmente accesso a corte. Con lui, le sue "ragazze".
"Io - sostiene oggi il giovanotto - ho voluto conoscere il presidente Berlusconi e mi sono sottoposto a spese notevoli per entrare in confidenza con lui e, sapendo del suo interesse per il genere femminile, non ho fatto altro che accompagnare da lui le ragazze che presentavo come mie amiche tacendogli che a volte le retribuivo". Berlusconi gradisce molto e consente a Tarantini di coltivare un sogno di potenza: perché rinchiudersi nel piccolo recinto degli affari sanitari pugliesi e non pensare in grande? Perché non diventare, grazie all'amicizia con "il Presidente", un imprenditore di carattere nazionale, europeo o, perché no?, un lobbista per tutte le decisioni che "il Presidente" può favorire, per i business che l'intervento del "Presidente" può rendere fluidi e vincenti?

L'impresa non pare impossibile a Tarantini. Bisogna investire un po' di denaro, pagare le prostitute, accompagnarle a Palazzo Grazioli. Che ci vuole? La difficoltà semmai è avere sempre le "ragazze" a disposizione perché, si sa com'è "il Presidente", magari chiama nella tarda mattinata, prima o dopo un Consiglio dei ministri, e vuole che a sera - dopo un paio d'ore, maledizione - la festa sia organizzata. Ci sono giorni che Gianpi è come fuori di testa. Lo vedono agitato e inquieto come una mosca contro un vetro. Ha chiamato "il Presidente" e lui non ha disposizione quel che serve. Telefona, ritelefona, chiama e richiama questo, quello, chiunque possa aiutarlo, chiunque conosca almeno "una donna immagine che all'occorrenza avrebbe potuto anche effettuare prestazioni sessuali". Così ingaggia, il 16 ottobre, Patrizia D'Addario.

Gianpi riesce sempre a cavarsela con un salto mortale. Per non farne più, e rompersi il collo, comincia a corteggiare con accorti regali la rete di "ragazze" controllate, per così dire, da Sabina Beganovic. Forse per ingraziarsele, le rifornisce di cocaina, in palazzi sbagliati, off-limits. Non ne possono venire che guai che, infatti, non mancano. Il 20 dicembre del 2008, l'"ape regina" perde la pazienza, telefona a Gianpi (intercettato) e lo affronta a muso duro.

Sabina. "Hai capito Gianpaolo, che cazzo fai? Mandi alla gente regali e metti a me in una bruttissima situazione. Cioè io non so niente e tu ti spacci per mio amico ... Per favore, non mi mettere in questa situazione"

Gianpaolo. "Io non l'ho fatto perché ti voglio sorpassare".

Sabina. "Ma figurati, non fare il furbo con me... Non mi mettere nei casini. Non fare il paraculo con me".

Gianpaolo. "Io non ho mai portato niente".

Sabina. "Ah bello!, io ho i testimoni. Ti ho detto: non fare il furbetto con me".

* * *

I conflitti con Sabina Beganovic non impediscono, in cinque mesi, a Tarantini (come ammette) di accompagnare trenta "ragazze" a diciotto cene del Presidente. Non tutte sono state pagate, non tutte sono prostitute, anche se in qualche caso "non disdegnano di essere retribuite per prestazioni sessuali". Gianpi tocca "il cielo con un dito". È nelle grazie del Presidente, finalmente. Può chiedergli di incontrare Guido Bertolaso per certe sue ambizioni (che, dice, ambizioni resteranno). Tarantini è il compagno fisso del "Presidente" in spensieratezze notturne, così appassionate da convincere il capo del governo a saltare qualche impegno pubblico. Come (lo racconta l'Espresso in edicola) tra il 23 e il 28 settembre. Le cose vanno così.

Il 23 settembre iniziano i lavori delle Nazioni Unite. Ci sono i leader del mondo. Durante la prima giornata parlano George W. Bush, Nicholas Sarkozy, il presidente iraniano Ahmadinejad. Gianpi a Roma ha organizzato per il premier una festicciola con Carolina Marconi, Francesca Garasi, Geraldine Semeghini, Terry De Nicolò. Ci si diverte e si fa presto a vedere l'alba. Il giorno dopo (mercoledì) Berlusconi decide di non partire più per il Palazzo di Vetro. Diffonde una buona ragione. Patriottica e irreprensibile. Deve seguire da vicino la crisi dell'Alitalia. Se ne stufa presto, però, ammesso che ne abbia mai avuto l'intenzione. In gran segreto raggiunge il castello di Torre Errighi, nei pressi di Melezzole di Montecchio di Terni e Health Center di Marc Méssegué, riaperto per la sua improvvisa visita. "Berlusconi di fatto scompare dai radar per cinque giorni" scrive l'Espresso. Frattini e Letizia Moratti sono costretti a presentare da soli l'Expo 2015 di Milano mentre Gianni Letta, sostenuto da Walter Veltroni, fa i salti mortali per far firmare la pace tra la Cai e i sindacati e salvare l'Alitalia.

L'indimenticabile settimana dell'Egoarca finisce così. Domenica 28 un elicottero della protezione civile lo accompagna dal castello di Torre Errighi a Ciampino, dove prosegue per Milano, destinazione San Siro. C'è il derby, e sugli spalti "il Presidente" è in compagnia di Tarantini. Gianpi ha con sé una nuova ragazza. La chiamano l'Angelina Jolie di Bari. Si chiama Graziana Capone, che racconta il post-partita: passeggiata in auto, arrivo ad Arcore, cena e festino con una decina di ragazze. Il Milan ha vinto uno a zero, il premier è euforico. "Abbiamo tirato fino a tardi, le quattro forse, qualcuna si è addormentata sul divano" (Repubblica). Il fastidio alla schiena del Presidente non c'è più, come per un miracolo. Dopo poche ore di sonno, Berlusconi può festeggiare di nuovo sul lago Maggiore i suoi settantadue anni in una scena, questa volta tutta familiare. "Ora resto a lavorare - dice ai giornalisti - Nessuna festa serale, perché abbiamo già festeggiato oggi" (l'Espresso).

* * *

Tarantini oggi vuole riuscire nell'impresa di liberarsi con il minimo danno dalle sei inchieste che lo coinvolgono senza danneggiare il presidente del Consiglio. Un'altra avventurosa capriola. Dice: "Ho fatto una cavolata, sono stato uno stupido. Quando ho avuto la possibilità di conoscere Berlusconi, ho toccato il cielo con un dito. Non mi sembrava vero. Poi l'ho conosciuto sul piano personale, con la sua simpatia, il suo calore umano, il suo rispetto per gli altri, la sua genialità. Davvero irresistibile. E ho creduto che sarebbe stato più facile frequentarlo facendomi accompagnare da bellissime ragazze. Gli chiedo scusa" (il Giornale). Gianpi non deve essere stato sollevato quando ha sentito "il Presidente" fingere dalla Maddalena di non ricordare nemmeno il suo cognome. "Un imprenditore di Bari, Tarantino o Tarantini, era venuto ad alcune cene facendosi accompagnare da belle donne. Erano ragazze che questo signore portava come amiche sue, come sue conoscenti".

Tutto cancellato, dunque? Come se quei fantastici mesi di feste, scorribande, canti, barzellette, cene, belle donne in tubino nero e trucco leggero, passioni, sesso non fossero mai esistiti. Come se le decine e decine di conversazioni telefoniche tra lui e "il Presidente" - quanto pressante, a volte - non ci fossero mai state. Come se il sogno di Tarantini fosse soltanto il delirio di un provinciale convinto che il potere del sesso è quel che serve oggi per fare affari e addirittura chiudere in una rete di ragno, quel calabrone del capo del governo. "Utilizzatore finale" - certo - ma anche complice del ruffiano (le intercettazioni documentano la sua disponibilità per i maneggi del giovanotto) e regista di uno spettacolo di cui era unico protagonista, unico spettatore, il solo impresario.

Può essere anche che finisca senza conseguenze la ricostruzione giudiziaria, si vedrà, ma quel che ci racconta quest'indagine penale è altro e ben visibile. Ci dice dove viviamo, che cosa vi accade, con chi abbiamo a che fare e non è sempre necessaria una sentenza della magistratura per comprendere e giudicare. Spesso, basta soltanto buon senso e un miccino di onestà.

giovedì 17 settembre 2009

Living Colour a Pn!


Oggi non mi va di parlare di politica, influenza suina e altre truffe assortite. Volevo invece segnalare il concerto a Pordenone dei Living Colour, gruppo che ho già avuto il piacere di vedere all'opera due volte, la prima a Spilimbergo con il bassista originale (erano i tempi di "Time's up"), la seconda a Marghera dopo l'uscita di "Collideoscope". Lo spettacolo si terrà domenica 22 novembre al Deposito Giordani, un bel luogo per la musica, con una buona acustica. Costo del biglietto: 16 euro in prevendita, 20 se acquistato direttamente sul posto. Io ci sarò, ovviamente.

mercoledì 16 settembre 2009

I senza vergogna


Bello il "Porta a porta" di ieri sera (che io ovviamente non ho visto). Tre ore di sciacallaggio e di insulti a senso unico, interrotti ogni tanto giusto per lasciare un po' di spazio alla pubblicità e per consentire di rifare il trucco al premier e di rinsalivare la lingua a Bruno Vespa.

martedì 15 settembre 2009

Bertolaso, studia la storia!


di Antonello Caporale
tratto dal sito di Repubblica

"Non credo che siano possibili paragoni al mondo". Così Guido Bertolaso ieri al Tg1 delle otto. Tempi da record, meraviglia mondiale per le casette di Onna, i prefabbricati in legno costruiti dalla Provincia di Trento.
15 settembre 2009. 162 giorni trascorsi dal sisma 47 casette in legno tipo chalet consegnate. Circa 200 persone ricoverate.

25 aprile 1981. 122 giorni trascorsi dal sisma, 150 casette in legno tipo chalet (Rubner costruzioni) consegnate a Laviano, Salerno. 450 persone ricoverate.
Un paragone, almeno uno è dunque possibile. E trent'anni fa non esisteva nemmeno la Protezione civile, non esistevano strade decenti, erano crollati i ponti. Per raggiungere l'Irpinia si impiegarono giorni. Il coordinamento dei soccorsi fu affidato, diciamo cosi, al radiogiornale della Rai. Chi poteva telefonava e dava le indicazioni, urlava il luogo del disastro.

Si ascoltava la radio per capire dove ci fosse bisogno. "A Balvano, a Balvano! La chiesa è crollata, 80 fedeli sepolti, urlò il conduttore". L'autocolonna prese la direzione di Balvano, ma si scordò di Baragiano, di Ricigliano. Da lì (altri trenta seppelliti) nessuno aveva chiamato...

Solo i morti di Laviano (300 su 1500 abitanti) sono stati pari a quelli sofferti in tutto il territorio abruzzese. E, per dire del tempo e dell'organizzazione, a Laviano riuscirono a consegnare dopo quasi una settimana tutte le bare occorrenti, e le ultime furono ammassate ai lati di due tornanti di montagna. A dirigere le operazioni di soccorso da Roma fu incaricato Giuseppe Zamberletti. Da solo, quasi a mani nude.

"Eppure al mio paese le prime case in legno arrivarono già a febbraio, una ventina di alloggi con tutti i servizi - ricorda il sindaco Rocco Falivena - A marzo la metà della popolazione era al caldo, negli stessi chalet che sono sorti ad Onna. Per dire: alcuni di questi ora, anno 2009, li abbiamo trasformati in albergo. A maggio dell'81 tutti gli sfollati, nessono escluso, riuscirono ad avere il salottino, la camera da letto riscaldata, il piccolo patio con giardino. In tutta franchezza quella di Onna mi sembra una zingarata".

Per capirci. Trent'anni fa ci furono quasi tremila morti, trecentomila senzatetto e un'Italia divisa in due. Alcuni villaggi furono raggiunti e assistiti dai militari ai primi di dicembre dell'80 (il sisma ci fu il 23 novembre), gli ultimi morti furono seppelliti dopo 21 giorni. Malgrado tutto, il sistema di prefabbricazione pesante fu realizzato in trecento comuni e in tempi che, l'avesse saputo, Bertolaso avrebbe definito incredibili, stratosferici, supercosmici.

Vaccinazioni: perché sono un pericolo














Dottor Mercola (www.mercola.com) - Traduzione di Cristina Bassi www.thelivingspirits.net dal sito disinformazione.it

Avviso importante. Si consigliano caldamente i genitori di documentarsi sugli effetti (e l’utilità) del vaccino che il Ministero della "Sanità" ci sta proponendo, prima di permettere che il delicato sistema nervoso dei loro bambini (e quello degli adulti in generale) sia violato dai forti inquinanti presenti nel vaccino stesso.

Perchè le vaccinazioni sono un pericolo per il corpo?
Si presume che una vaccinazione ci aiuti a costruire immunità nel nostro sistema nei confronti di organismi potenzialmente dannosi che causano malessere e malattia. Tuttavia il nostro sistema immunitario è già programmato per ciò, in risposta ad organismi che invadono il corpo.
La maggior parte degli organismi che generano malattie entra nel corpo attraverso le mucose del naso, della bocca, del sistema polmonare o del tratto digestivo.
Queste membrane mucose hanno un loro sistema immunitario, chiamato IgA (1).
Questo è un sistema di protezione diverso da quello attivato quando il vaccino viene iniettato nel corpo.
Il sistema IgA è la prima linea di difesa del corpo.
La sua funzione è combattere gli organismi invadenti nei loro punti d’ingresso, riducendo o addirittura eliminando il bisogno di attivare il sistema immunitario del corpo.
Quando s’inietta un vaccino nel corpo e, soprattutto, quando questo lo si combina ad un immuno-adiuvante come lo squalene (2, vedi sotto), il sistema immunitario IgA viene bypassato e il nostro sistema immunitario va su di giri in risposta alla vaccinazione.

Gli ingredienti
I maggiori ingredienti in un vaccino sono i virus morti e quelli vivi che sono stati attenuati (cioè, indeboliti e resi meno nocivi).
I vaccini contro l’influenza contengono anche un numero di tossine chimiche, incluso: il glicole etilenico (antigelo), la formaldeide,il fenolo (acido carbolico) e antibiotici come neomicina e streptomicina.
In aggiunta ai virus e ad altri additivi, molti vaccini contengono anche immuno-adiuvanti come l’alluminio e lo squalene.
L’immuno-adiuvante aggiunto al vaccino ha lo scopo d’aumentare la risposta immunitaria alla vaccinazione. Gli adiuvanti fanno si che il sistema immunitario iperreagisca alla introduzione dell’organismo contro il quale si è stati vaccinati.
Questi adiuvanti si suppone che facciano il lavoro più velocemente (ma certamente non in modo innocuo). Gli adiuvanti riducono la dose del vaccino quindi, tanto meno sarà il vaccino richiesto per ogni individuo, tanto più dosi individuali saranno disponibili per le campagne di vaccinazione di massa.
Nei vaccini contro la febbre suina ci saranno immuno-adiuvanti?
Il governo USA ha contratti con molte case farmaceutiche per sviluppare e produrre vaccini contro la febbre suina. Almeno due di queste aziende, la Novartis e la GlaxoSmithKline, stanno usando un adiuvante nei loro vaccini H1N1.

Cosa fa l’adiuvante squalene ai topi
Adiuvanti di vaccini su base oleosa come lo squalene, a lungo raggio temporale non hanno dimostrato di produrre risposte immunitarie utili, cioè concentrate e ininterrotte (4).
Inoltre, una ricerca del 2000 pubblicata nell’American Journal of Pathology ha dimostrato che una singola iniezione dell'adiuvante squalene sui topi, ha attivato “una infiammazione cronica, mediata immunologicamente sull’articolazione”, altresi nota come artrite reumatoide (5)

Cosa fa lo squalene agli esseri umani
Il nostro sistema immunitario riconosce lo squalene come una molecola d’olio appartenente al corpo. Essa si trova in tutto il sistema nervoso e nel cervello. Infatti, si può consumare squalene in olio d’oliva. Il sistema immunitario non solo la riconosce, ma si avvale anche delle sue proprietà antiossidanti.
La differenza tra “squalene buono” e “squalene cattivo” dipende dal metodo attraverso il quale essa entra nel corpo.
L’iniezione è una via d’ingresso anormale, che incita il sistema immunitario ad attaccare tutto lo squalene nel corpo, non solo quello contenuto nell'adiuvante.
Il sistema immunitario, quindi, tenterà di distruggere la molecola ovunque la trovi, inclusi i luoghi dove è vitale per la salute del sistema nervoso (6)
I veterani della Guerra del Golfo che hanno contratto la sindrome che porta questo nome (Gulf War Syndrome:GWS) ricevettero vaccini all’antrace che contenevano squalene (7)
L’MF59 (l'adiuvante allo squalene della Novartis, ora usato nel vaccino contro la febbre suina) fu un ingrediente NON approvato nei vaccini sperimentali all’antrace e da allora è stato collegato alle malattie devastanti e autoimmuni di cui soffrono molti veterani del Golfo (8).
Il ministero della Difesa (USA ndt) fece di tutto per negare che lo squalene fosse veramente un inquinante nel vaccino all’antrace somministrato al personale militare nella guerra nel Golfo Persico – schierato o meno.
Tuttavia, la FDA (Food and Drug Administration, ndt) scoprì la presenza di squalene in certi lotti di prodotto AVIP (= programma di vaccinazione per l’immunizzazione all’antrace). .

Una ricerca condotta al Tulane Medical School e pubblicata nel numero di febbraio 2000 di Experimental Molecular Pathology, include queste statistiche allarmanti:
“ …la maggioranza sostanziale (95%) dei pazienti che svilupparono la Sindrome della Guerra del Golfo (Gulf War Syndome - GWS) aveva anticorpi verso lo squalene. Tutti (100%) i pazienti GWS immunizzati per il servizio “Tempesta nel Deserto” anche non impiegati sul campo di battaglia, ebbero gli stessi segni e sintomi di quelli che lo furono, ovvero anticorpi allo squalene (9).

Secondo la dr Viera Scheibner, in precedenza eminente ricercatore scientifico per il governo australiano:
“…questo adiuvante [lo squalene] contribuì alle reazioni a cascata chiamate "Gulf War Syndrome," (sindrome della Guerra del Golfo) documentate nei soldati coinvolti nella Guerra del Golfo.

I sintomi da loro sviluppati includevano: artrite, fibromialgia, adenopatia, irritazioni cutanee fotosensitive, fatica cronica, emicranie croniche, perdita abnorme di peli, lesioni cutanee non guaribili, ulcere da afte, vertigini, debolezza, perdita di memoria, attacchi epilettici, cambi di umore, problemi neuropsichiatrici, effetti antitiroidei, anemia, alto tasso di sedimentazione degli eritrociti, lupus eritematoso sistemico, sclerosi multipla, fenomeno di Raynaud, sindrome di Sjorgren, diarrea cronica ecc.” (10)

La scienza è latitante
Non esiste al presente una scienza medica che possa garantirci la sicurezza dei vaccini.
La scienza e i promotori di vaccini non conoscono le loro conseguenze a lungo termine sulla nostra salute e su quella dei nostri figli. Studi su pazienti controllati sono durati mediamente solo due settimane.
Eppure, malattie autoimmuni come quelle viste nella sindrome del Golfo spesso necessitano di anni prima di venire diagnosticate, causa la vaghezza dei sintomi iniziali. Lamentele circa emicranie, fatica e dolori cronici sono sempre sintomi di malattie e disturbi seri.
(…)

lunedì 14 settembre 2009

(per l'amor di Silvio) Fatela lavorare!











Mi è capitato di vedere la presentazione di una delle tante fiction-cagata in programmazione su Canale 5. "Negli occhi dell'assassino" è il titolo. L'attenzione mi è caduta però sull'attrice protagonista: Antonella Troise. Il nome mi diceva qualcosa. E pure l'aspetto (è una versione più giovane ma anche più sciupata della signora Veronica Lario in Berlusconi). Dopo una rapida ricerca sul libro "Papi" di Marco Travaglio, alle pagine 70-71 ho risolto il "mistero". Si tratta di una delle raccomandate di Silvio al servizievole Saccà. Dalle telefonate - intercettate - in cui il puttaniere di Arcore spinge la carriera della sua protetta, apprendiamo che la Troise va assolutamente fatta lavorare, perché "pericolosa". Pericolosa, per quale motivo?

sabato 12 settembre 2009

La strana coppia


Nel variegato contesto della diplomazia internazionale succede spesso che s'incontrino personaggi che nulla hanno a che vedere l'uno con l'altro. E' capitato giovedì scorso al premier Zapatero, che avrebbe pagato chissà quanto e chissà cosa pur di evitare poi l'imbarazzante teatrino in conferenza stampa (i soliti deliri del collega italiano). Il fatto è che il primo ministro spagnolo e il Berlusca non hanno niente in comune a cominciare dalla diversa considerazione che tengono delle donne. Che il bauscia di Arcore considera "un dono di Dio agli uomini" (oggetti sono, sessuali...) e che Zapatero ha invece posto in ruoli di alto livello all'interno del suo governo. Il momento più memorabile è stato quando Berlusca ha finto di non ricordare il cognome del suo grossista di mignotte ("Tarantini? Tarantino?"). Ma è pure vero che per lui non era importante Tarantini, bensì le zoccole che riusciva a rimediargli.

venerdì 11 settembre 2009

Il Tg3 sotto assedio


Per vedere in Italia un telegiornale degno ancora di questo nome tocca rivolgersi al Tg3: è l'unico a trattare le notizie con una logica giornalistica e non di puro e semplice servilismo politico come gli altri due della Rai. Non parliamo poi di quelli Mediaset, scandalosi però non tanto quanto il Tg1 di Minzolini. Il Tg3 fa dunque un buonissimo lavoro e, non a caso, nel mirino del nostro premier c'è adesso proprio il direttore Antonio Di Bella, figlio dell'ex direttore (piduista) del Corriere della Sera, Franco Di Bella. Che lo facciano fuori è solo questione di giorni. Così come - restando su Rai3 - a rischiare il taglio sono pure le trasmissioni dell'innocuo ma evidentemente non abbastanza Fazio, della Dandini e della Gabanelli. Come se non bastasse il rincoglionimento di massa indotto dalla televisione di oggi, con tutti quei reality e i culi, le tette, le veline, i Lucignoli, merde umane come Fabrizio Corona o Lele Mora spacciate per modelli vincenti, vogliono ora toglierci anche quel poco che ci rimane d'intrattenimento "intelligente" (le virgolette valgono più che altro per la trasmissione di Fazio, conduttore/zerbino che personalmente non stimo...). Insomma, mala tempora currunt: speriamo di svegliarci in tempo da questo brutto, bruttissimo incubo. L'alternativa non mi/ci piacerebbe, credetemi. Puzza di fascio.

giovedì 10 settembre 2009

Torna (?) Annozero



Ecco la lettera che Michele Santoro ha inviato al direttore generale della Rai Mauro Masi, al direttore di Raidue Massimo Liofredi e ai consiglieri di amministrazione, a proposito della nuova edizione di Annozero, che dovrebbe debuttare giovedì 24 settembre.

Gentili Direttori,
a due settimane dalla partenza di Annozero nessuno dei contratti dei miei collaboratori è stato ancora firmato. Allo stesso modo, con grave pregiudizio del lavoro preparatorio del programma, non sono stati resi operativi gli accordi con operatori e tecnici che sono essenziali per le riprese esterne e le inchieste. Inoltre non sono stati diffusi gli spot che annunciano la data di inizio di Annozero. Devo dire che una simile situazione non si era mai verificata da quando lavoro in televisione, né era mai accaduto che obiezioni e perplessità in materia editoriale si presentassero sotto forma di impedimenti burocratici; perché questo modo di fare non può che minare l’autonomia dell’Azienda e le sue finalità produttive.

Nonostante le vostre ripetute assicurazioni di questi giorni e nonostante l’atteggiamento di grande collaborazione da me tenuto, la situazione non è sostanzialmente cambiata. Mi risulta che anche altri programmi di punta del servizio pubblico, in particolare di Raitre, abbiano gli stessi problemi e si trovino a dover superare ostacoli pretestuosi per la messa in onda. Si tratta di pezzi pregiati che offrono al pubblico importanti motivazioni per continuare a pagare il canone e contemporaneamente risultano tra i più appetibili per la pubblicità in un momento assai difficile del mercato.
Voi stessi mi avete comunicato (quasi come un ordine) la decisione di introdurre in Annozero un terzo break pubblicitario. A prescindere dalla discutibile decisione, ciò conferma che siamo una delle pochissime trasmissioni della Rai ( credo si contino su una sola mano) che con le entrate degli spot supera abbondantemente i costi del programma. La nostra media del 16,70 per cento di share supera di sei punti la media di rete per 34 prime serate; un’eventuale soppressione del programma aprirebbe un buco difficilmente colmabile nella programmazione, arrecando un danno ai bilanci della Rai valutabile in decine di milioni di euro.
Dal momento che giornali e agenzie vicini al Presidente del Consiglio continuano a diffondere notizie su vostre intenzioni che a me non risultano ma che voi non provvedete a smentire, sono costretto a ricordare, a voi prima di tutto ma anche al Presidente della Rai e ai Consiglieri di amministrazione, che io sono in onda non per le decisioni di un partito ma per una sentenza della magistratura interamente confermata in appello. Perciò pende un procedimento presso la Corte dei Conti che vorrebbe attribuire a responsabilità individuali i costi che la Rai ha dovuto accollarsi per le condanne subite.
Vi comunico quindi che io non intendo rinunciare a quanto le sentenze stabiliscono; e, nell’interesse dell’Azienda, mi aspetto che si recuperi il tempo perduto siglando tutti i contratti (e tra essi quello di Marco Travaglio), da noi predisposti più di due mesi fa, prima che Annozero fosse presentato a Milano agli investitori pubblicitari come un punto di forza del palinsesto autunnale. In questo modo potremo finalmente lavorare serenamente.


Roma, 8 settembre 2009

Michele Santoro

mercoledì 9 settembre 2009

Moriremo tutti!!


Alla fine il terrorismo mediatico relativo alla cosiddetta influenza suina otterrà il proprio scopo: allarmare le popolazioni del globo ed arricchire ancor di più le case farmaceutiche. Sta al gioco persino Luciano Onder, sul Tg2, giornalista che una volta credevo di poter stimare e che in questi giorni interviene ripetutamente in video rassicurandoci che il vaccino è pronto e che, solo in Italia, ne verranno distribuite milioni di dosi. Tutto ciò è vergognoso! Sfruttare la stupidità (o semplice ignoranza) della gente per fare il proprio tornaconto economico non va bene. Però succede da sempre: nel febbraio del 1976, negli Stati Uniti, le televisioni mandavano in onda continui spot proprio per impaurire i cittadini e convincerli a vaccinarsi contro - tenetevi forte - l'influenza suina!

martedì 8 settembre 2009

Michael Moore in laguna


"Quello che non capisco è: chi sono quelli che votano per lui e per il suo partito? Perché non li incontro mai quando vengo qui in Italia? Perché votano per lui? E' un imbarazzo per l'Italia e so di cosa parlo perché anche noi abbiamo fatto cose in America di cui essere imbarazzati". Michael Moore alla Mostra del cinema di Venezia.

sabato 5 settembre 2009

Stavolta ha ragione Silvio


Per una volta sono d'accordo con il Berlusca, che ieri ha detto che la stampa italiana fa schifo. Vero, anzi, verissimo. Si tratta di un clamoroso "outing" visto e considerato che l'informazione nel nostro Paese è controllata quasi tutta da lui, direttamente o indirettamente. Insomma, è come se il Berlusca si fosse auto denunciato. A meno che, parlando di stampa italiana non si riferisse agli unici due tre giornali che ancora oggi tentano di fare realmente informazione (su di lui). In quel caso però avrebbe dovuto dire "Repubblica fa schifo!" ed evitare generalizzazioni controproducenti.

venerdì 4 settembre 2009

La destra e la sinistra


Quando si dice che in Italia destra e sinistra sono la stessa cosa... Hanno persino il medesimo grossista di baldracche (il solito Tarantini)!

giovedì 3 settembre 2009

Mandante e utilizzatore



di GIUSEPPE D'AVANZO - da Repubblica.it

Mai come oggi, i caratteri del "male italiano" sono il conformismo, l'obbedienza, l'inazione. Anche ora che un assassinio è stato commesso sotto i nostri occhi. Assassinio.

Con quale altra formula si può definire - in un mondo governato dalla comunicazione - la deliberata e brutale demolizione morale e professionale di Dino Boffo, direttore dell'Avvenire, "reo" di prudentissimi rilievi allo stile di vita di Quello-Che-Comanda-Tutto? Un funzionario addetto al rito distruttivo - ha la "livrea" di Brighella, dirige il Giornale del Padrone - "carica il fucile". Così dice. Il proiettile è un foglietto calunnioso, anonimo, privo di alcun valore. Si legge che Boffo è un "noto omossessuale". La diceria medial-poliziesca ripetuta tre o quattro volte assume presto la qualità di un prova storica. Non lo è. Non lo è mai stata. Brighella è un imbroglione e lo sa, ma è lì per sbrigare un lavoro sporco. Gli piace farlo. Se lo cucina, goloso. Colto con le mani nel sacco delle menzogne, parla ora d'altro: qualcuno gli crede perché sciocco o pavido. Non è Brighella a intimorire. È Quello-Che-Comanda-Tutto. È lui il mandante di quel delitto. È lui il responsabile politico. Contro Silvio Berlusconi ci sono quattro indizi. Già in numero di tre, si dice, valgono una prova.

Il primo indizio ha un carattere professionale. Qualsiasi editore che si fosse trovato tra i piedi un direttore che, con un indiscutibile falso, solleva uno scandalo che mette in imbarazzo Santa Sede, Conferenza episcopale, comunità cattoliche gli avrebbe chiesto una convincente spiegazione per l'infortunio professionale. In caso contrario, a casa. A maggior ragione se quell'editore è anche (come può accadere soltanto in Italia) un capo di governo che tiene in gran conto i rapporti con il Papa, i vescovi, l'opinione pubblica cattolica. Non è accaduto nulla di tutto questo. Gianni Letta ha dovuto minacciare le dimissioni per convincere Berlusconi a mettere giù due righe di "dissociazione". Può dissociarsi soltanto chi è associato e tuttavia nei giorni successivi, mentre il lento assassinio di Boffo continua, non si ode una parola di disagio dell'editore-premier a dimostrazione che il vincolo dell'associazione è ben più stretto di quella rituale presa di distanza: Berlusconi vuole far sapere Oltretevere che non ammette né critici né interlocutori né regole.

Il secondo indizio è documentale. Il 21 agosto, Mario Giordano, direttore del Giornale, è costretto a lasciare la poltrona a Brighella. Ne spiega così le ragioni ai suoi lettori: "Nelle battaglie politiche non ci siamo certi tirati indietro (...) Ma quello che fanno le persone dentro le loro camere da letto (siano essi premier, direttori di giornali, editori, ingegneri, first lady, body guard o avvocati) riteniamo siano solo fatti loro. E siamo convinti che i lettori del Giornale non apprezzerebbero una battaglia politica che non riuscisse a fermare la barbarie e si trasformasse nel gioco dello sputtanamento sulle rispettive alcove". Giordano non poteva essere più chiaro: mi è stato chiesto (e da chi, se non dall'editore-premier?) di fare del mio quotidiano una bottega di miasmi, per decenza non me la sono sentita e lascio l'incarico a chi quel lavoro sporco è disposto a farlo. Che il Giornale sia diventato un'officina di veleni lo conferma un redattore in fuga. Luca Telese, sul suo blog, racconta di dossier e schifezze già pronte al Giornale contro "giornalisti o parenti di giornalisti di Repubblica". L'indiscrezione è confermata in Parlamento da "uomini vicini al premier" (la Stampa, 29 agosto)

Il terzo indizio è, diciamo così, politico e cronachistico. Berlusconi, incapace di governare nonostante i numeri in eccesso e un'opposizione fragile, ha "rinunciato al suo profilo riformatore" (Il Foglio, 31 agosto). Non ha più alcun "fine". Difende soltanto "i mezzi", il suo potere personale. Lo vuole assoluto. Conosce un unico metodo per tenerselo ben stretto nelle mani: un giornalismo pubblicitario e servile che consenta di annullare ciò che accade nel Paese a vantaggio di una narrazione fatta di emozioni e immagini composte e ricomposte secondo convenienza; un racconto che elimina ogni criterio di verità; un caleidoscopio mediatico che produce un'ignoranza delle cose utile a credere in un'Italia meravigliosa senza alcun grave problema, in pace con se stessa, governata da un "Superman". Per questa ragione Berlusconi ingaggia l'obbediente Augusto Minzolini al telegiornale del servizio pubblico Rai. Per la stessa ragione, ma di segno opposto, liquida in un paio di mesi tre direttori di giornale. 2 dicembre 2008. Il Corriere della sera (direttore Paolo Mieli) e la Stampa (direttore Giulio Anselmi) rilevano il conflitto d'interessi dietro la decisione di inasprire l'Iva per Sky, diretto concorrente di Mediaset. Da Tirana, Berlusconi lancia il suo "editto": "I direttori di giornali, come la Stampa e il Corriere dovrebbero cambiare mestiere". 10 febbraio. Enrico Mentana, fondatore del Tg5 e anchorman di Matrix, non riesce a ottenere uno spazio informativo da Canale5 per raccontare la morte di Eluana Englaro. Protesta. L'Egoarca lo licenzia su due piedi. In aprile l'editto di Tirana trova il suo esito. Il 6, Mieli lascia il Corriere. Il 20, tocca ad Anselmi. Mentana non è più tornato in video. Anselmi e Mieli non fanno più i giornalisti. Hanno davvero cambiato mestiere.

Il quarto indizio contro Berlusconi è concreto, diretto e recente. Quando non può licenziare o far licenziare i giornalisti che hanno rispetto di se stessi, Quello-Che-Comanda-Tutto organizza contro di loro intimidazioni: trascina in tribunale Repubblica colpevole di avergli proposto dieci domande e l'Unità per gli editoriali - quindi, per le opinioni - che pubblica. O dispone selvagge aggressioni. È il responsabile politico dell'assassino morale di Boffo preparato da Brighella. La maschera salmodiante combina campagne di denigrazione contro l'editore e il direttore di questo giornale. Poi l'editore-premier - come utilizzatore finale - si incarica di far esplodere quelle calunnie con pubbliche dichiarazioni rilanciate al tiggì della sera dall'obbediente Minzolini, che tace su tutto il resto.

Questa è la scena del delitto perfetto della realtà e del giornalismo. Sono in piena luce gli assassinii, gli assassinati, gli uccisori, il mandante. Vi si scorge anche un coro soi-disant neutrale. Vi fanno parte politici di prima e seconda fila che dicono: basta, torniamo alla realtà dei problemi del Paese. È proprio vero che "la pratica del potere ispessisce le cotenne". Queste teste gloriose, soffocate nella propria autoreferenzialità, non comprendono che è appunto questa la posta in gioco: la possibilità stessa di portare alla luce la realtà, di evitarne la distruzione, di raccontarla; di non fare incerta la distinzione tra reale e fittizio come Berlusconi pretende dai giornalisti anche a costo di annientare chi non accetta di farsi complice o disciplinato. Il dominio di Quello-Che-Comanda-Tutto passa, oggi e prima di ogni altra cosa, da questa porta. La volontà di tanti giornalisti "normali" che chiedono soltanto di fare il proprio lavoro con onestà e dignità ne esce umiliata. La loro inazione oggi non ha più una ragion d'essere di fronte alla brutalità dei "delitti" che abbiamo sotto gli occhi. La prudenza che induce tanti, troppi a decidere che qualsiasi azione o reazione sia impossibile, non li salverà. Il conformismo non li proteggerà. Il mandante dei delitti è un proprietario che conosce soltanto dipendenti docili e fedeli. Se non lo sei, ti bracca, ti sbrana, ti digerisce.

mercoledì 2 settembre 2009

Tu chiamala, se vuoi, demenza senile


Il Berlusca ha detto ieri di essere Superman, ma si sbaglia: lui è Napoleone non Superman. Tutti i matti credono di essere Napoleone...

martedì 1 settembre 2009

La realtà travisata del "Giornale" di Feltri



Una delle poche notizie ancora non manipolabili da parte della stampa sono i risultati sportivi. Lodi generalizzate dunque per il sonoro successo dell'Inter nel derby di sabato scorso. Unica voce fuori del coro il "Giornale" di Feltri, che parla invece di una grande vittoria da parte dei rossoneri di Leonardo.