martedì 5 maggio 2015

Post in difesa della lingua italiana

Se ho deciso di scriverne è perché non sopporto più l'abuso della cosiddetta "d eufonica" da parte dei miei connazionali, ivi compresi troppi giornalisti. Mi riferisco ai casi in cui la consonante "d" viene aggiunta alla preposizione "a" trasformandola in "ad" e a quelli in cui la congiunzione "e" viene trasformata in "ed". Lo scopo è di rendere il suono più gradevole: eufonica vuol dire, infatti, che dà un buon suono (dal greco eu phonè). Così "a altri" diventa "ad altri", "e era" diventa "ed era", "a un certo punto" diventa "ad un certo punto", "e ogni volta" diventa "ed ogni volta", eccetera eccetera. C'è stato un lungo dibattito a tale riguardo e la regola oggi condivisa è questa: eliminiamo la "d eufonica" quando la "a" o la "e" sono seguite da parola che cominci per una vocale diversa. Per esempio, diciamo e scriviamo "a osservare", non "ad osservare"; "e anche", non "ed anche". L'eccezione, ormai imposta dall’uso, riguarda "ad esempio". Quando invece "a" ed "e" sono seguite da parola iniziante per la stessa vocale, la "d eufonica" può, anzi deve essere mantenuta. Esempi: "ed entrò", non "e entrò"; "ad aspettare", non "a aspettare". Grazie mille e scusate l'interruzione.