mercoledì 12 agosto 2015

(Dis)umanità allo sbando

(Dis)umanità allo sbando è quella dei poveri che lottano contro altri poveri, senza rendersi conto di essere solo delle inconsapevoli pedine di un gioco che altri stanno giocando sopra le loro teste, con ben altre prospettive di guadagno. Viene alimentato (ad arte) dai mass media il lato peggiore d'individui che avendo bisogno di sfogare contro qualcuno le loro paure, le loro frustrazioni, se la prendono oggi con i disperati che ogni giorno arrivano qui da noi sui barconi. E' una situazione che non sta bene neppure a me, ovviamente, però comprendo l'impossibilità di vivere in certi paesi dove le uniche prospettive sono di morire di stenti e per la ferocia dell'Isis. Verso la metà degli anni Novanta ho svolto un anno di servizio civile presso il Centro d'ascolto per gli immigrati extracomunitari di Udine e ho/abbiamo aiutato decine e decine di persone, africani e nostri vicini di casa che scappavano dalla guerra civile nella ex Jugoslavia. Ne ho incontrati tanti, non tutti meritavano di essere aiutati, c'era anche della feccia tra loro, personaggi che magari si facevano scudo di un bimbo malato di tumore al cervello, oppure ex cecchini, di quelli che si appostavano da qualche parte e sparavano ai civili. Altri che se ne approfittavano o che alzavano la voce, talvolta le mani a quanto mi hanno riferito dopo la mia partenza. Ma ho visto davvero un altro tipo di umanità allo sbando: tra loro vedove (alcune molto giovani), bambini, uomini in fuga e senza più una casa e nemmeno prospettive. Sono fiero di avere dato una mano e mi rattrista vedere quanto odio troppi (per fortuna non credo la maggioranza) dei miei connazionali riversano su della povera gente che ha perso tutto e che chiede solo di poter (soprav)vivere. E mi fanno schifo i politicanti di professione (e non) che speculano su questa gravissima emergenza umanitaria. La ruota gira, pure il nord Italia sta tornando a essere terra di emigrazione (conosco anche io ragazzi che se ne sono andati): oggi a te, domani a me, non dimentichiamolo.