Obama vs Berlusca

Seguendo con grande interesse l'ospitata di Obama al "David Letterman Show" mi è venuto spontaneo giocare con le comparazioni in tempo reale con quanto avviene in tv nel nostro bel(?)paese da formaggino. Per cominciare, l'atteggiamento di Letterman nei confronti dell'uomo più potente del mondo non è quello dello stuoino Vespa al cospetto di Berlusconi. Letterman e Obama conversano "da pari a pari", nel pieno rispetto dei relativi ruoli: il primo fa domande (vere), il secondo risponde. L'atmosfera è molto "cool", fioccano le battute, si ride parecchio, Obama incassa divertito qualche frecciatina e poi inizia a parlare di cose serie. Con il Berlusca, invece, via il "cool" e largo ai "culi" (e tette, fighe, insomma tutto quell'armamentario lì....), perché il nostro premier - si sa - ama le battutacce da caserma. Obama è un signore nel comportamento, ma soprattutto, è ben consapevole che in questo momento lui incarna gli Stati Uniti e che l'immagine che il mondo intero ha del suo paese è quella che si riflette sul suo profilo. Berlusconi, al contrario, rimane testardamente se stesso: il prototipo del bauscia lombardo (egregiamente rappresentato per anni sugli schermi italioti dal compianto Guido Nicheli), ma anche un ometto complessato, disperatamente bisognoso di sentirsi il più grande di tutti (il più grande imprenditore italiano, il più grande presidente di calcio, il più grande presidente del consiglio...), proprio perché lui è un nano. A proposito: durante l'intervista di Letterman non ho mai sentito Barack Obama definirsi il migliore di tutti i tempi; non l'ho mai udito auto-incensare il proprio operato. Non l'ho nemmeno sentito attribuire a chi l'ha preceduto la colpa per la gravissima crisi che il suo paese sta attraversando. Eppure ne avrebbe avuto ben donde. Quanto invidio gli americani che oggi hanno un presidente come Obama? Tantissimo. Ma invidio pure gli spagnoli per Zapatero, i tedeschi per la Merkel, gli inglesi per Brown (sic!), i nordcoreani per Kim Jong-il (ok, non siamo a quei livelli, però ci stiamo arrivando). Ma non dimentico che per otto anni proprio gli americani avevano messo nelle mani di una banda di delinquenti il futuro del pianeta Terra. E che c'è voluta la visione del baratro che si apriva davanti ai loro passi per indurli a cambiare finalmente direzione. Prima che fosse troppo tardi.
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