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Neil Young (che io chiamo umilmente DIO) è davvero un caso a sé. Qualunque maestro di canto cinquant'anni fa gli avrebbe detto di lasciar perdere. Eppure la sua voce ti stende. Non è nemmeno poi così dotato come chitarrista (anche se adesso si muove un po' meno come l'epilettico che di fatto è), ma s'è inventato una tecnica, un suono particolari, che unisce a una capacità di costruzione dell'assolo che i cosiddetti guitar heroes si sognano di notte. E poi ci sono le canzoni, così tante e di altissimo livello che credo solo Stones e pochi altri possano reggere il confronto in ambito rock: dove peschi, peschi bene. Cioè, quanti altri potrebbero permettersi di lasciare fuori di volta in volta le Comes a time, Cortez the killer, Out of the blue, Rockin' in the free world, Tonight's the night... Ce ne sono centinaia, laddove altre band devono per forza di cose tenere per il gran finale gli unici due-tre pezzi che hanno (penso anche a gente navigata tipo i Kiss, che ho visto a Codroipo)!
Per inciso: quello di Lucca è stato - e credo lo rimarrà - il più bel concerto della mia vita. Special thanks a my sister, che mi ha spinto (e aiutato) ad andarci.
Se poi il vecchio Neil avesse suonato anche "Cortez the killer" (eseguita invece il giorno successivo a Roma) la serata sarebbe stata davvero perfetta.