
E' passata in questi ultimi anni l'idea che ogni giornalista debba essere in qualche modo schierato. Un esempio: chi legge (o ascolta) Travaglio, s'aspetta di vedersi gratificato nel proprio anti-berlusconismo, così come chi acquista Il Giornale oppure Libero ama la rappresentazione di un mondo alla rovescia, dove le peggiori abitudini italiane vengono sublimate senza ritegno (chessò, l'evasione fiscale, il razzismo, i piccoli e grandi egoismi, la corruttela, l'arrivismo, il nepotismo, il leccaculismo, il disprezzo delle regole e di chi vorrebbe farle rispettare...), dove gli eroi si chiamano Fabrizio Corona (altro che Giovanni Falcone o Paolo Borsellino!). Si confonde il giornalismo prezzolato (che giornalismo, di fatto, non è), con il vero giornalismo, ormai ridotto a riserva indiana. Scrivo questo post dopo aver letto gli attacchi dei cosiddetti "grillini" a Milena Gabanelli, rea di aver fatto semplicemente quello che loro stessi accusano la mia categoria di non fare più: informazione. Per avere posto dei semplici quesiti al movimento, la titolare della trasmissione "Report" è passata ad essere, dalla presidente della repubblica ideale per chi vota M5S a traditrice. Non mi sorprende, lo ammetto. Non è una novità che chi rivendica la trasparenza degli altri, spesso e volentieri non accetti che qualcuno gli conti i denari in tasca. Chi si ritiene duro e puro, chi crede di essere migliore degli altri, non dovrebbe avere paura della verità, qualunque essa sia, qualunque colore questa abbia. Che poi a me la Gabanelli nemmeno sta simpatica, con quell'aria da prima della classe, un po' snob e intimamente convinta di essere la sola depositaria della verità in questo nostro Belpaese popolato da cialtroni...