
Dopo averci già provato in almeno un'altra occasione, proprio vent'anni fa, il 5 aprile 1994, Kurt Cobain finalmente riusciva nel suo intento. Era nato nel 1967 (come me, però io sono ancora qua), il che lo ha iscritto di diritto al club dei ventisettenni maledetti del rock. Oggi lo stanno ricordando in molti, taluni riproponendo la solita vecchia teoria del complotto (insomma, il leader dei Nirvana sarebbe stato ammazzato. Stronzate), altri dedicandogli una canzone (Brunori Sas). Magari mi sbaglio, ma non credo ci sia mai stata un'altra band capace di cambiare la storia del rock con un solo brano, "Smells like teen spirit", ovviamente. Che all'epoca nemmeno mi prese davvero, poiché lo giudicai un po' troppo "costruito". Mi risulta del resto che la pensasse allo stesso modo pure Cobain (dell'intero "Nevermind"); che in realtà quel successo non lo aveva mai voluto e che in seguito non sarà in grado di sostenerlo, esattamente come altri grandi artisti prima di lui. Selezionando una sua foto tra le tante, mi ha colpito l'espressione dei suoi occhi, sempre tristi, anche quando si sforzava di sorridere davanti all'obiettivo.
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