Walter

Non è sufficiente avere un sogno: bisogna anche saperlo "incarnare". E non è nemmeno sufficiente professarsi "kennediani" per ricalcare le orme del presidente degli Stati Uniti più sopravvalutato di sempre (un puttaniere, con appigli mafiosi, che portò il mondo a due centimetri dall'apocalisse nucleare), ma comunque un mito per qualsiasi epigono dell'immarcescibile "american dream". Walter Veltroni aveva un sogno, proprio come MLK, ma non lo stesso: era quello di ricreare in Italia il Partito Democratico Usa. Per farlo, non ha esitato ad abiurare i suoi trascorsi di militanza comunista, ha sciolto il pugno chiuso in una stretta di mano agli ex "nemici" democristiani ed ha lasciato che gli ultimi residui della sinistra che fu se ne andassero alla deriva, spazzati via dalla loro stessa incapacità di sintonizzarsi con il tempo presente. Ammaliato da un irresistibile anelito al bipartitismo, Veltroni ha creduto di trovare una concreta sponda in Berlusconi, rispetto al quale però le affinità si limitano alla comune rima con "coglioni". Ricapitolando: Veltroni sognava il Partito Democratico e sognava il bipartitismo. Berlusca voleva invece il partito unico (indovinate quale) ed ha finto di assecondarlo. Consapevole - l'uomo non è stupido - del fatto che passare da due partiti a uno solo è più facile. Alla fine otterrà lo scopo (Berlusca, non Veltroni) e senza nemmeno dover ricorrere ad una legge ad hoc, come invece fu costretto a fare nonno Benito nel 1928. Non ho mai capito - e ancora oggi mi è ignoto - cosa ci trovassero molti miei contemporanei in Walter Veltroni, l'uomo dalla faccia di gomma. Non ho mai capito il perché della sua ascesa politica. Gli manca lo spessore, del leader. Il carisma. Walter Veltroni toglie ora il disturbo, tanto il suo lavoro lo ha completato. Grazie a lui e al suo predecessore "baffetto" la sinistra in Italia non esiste più. L'opposizione parlamentare neanche. Tra un po’ non ci sarà nemmeno più un'Italia: verrà incorporata al pari di una qualsiasi azienda e si chiamerà Mediaset.
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