lunedì 17 novembre 2008

La lettera


da repubblica.it

Caro Direttore,
leggo che Repubblica si aspettava (anche) dai vertici della Polizia segnali di fedeltà alla Costituzione. Il vertice della Polizia è uno solo. Sono io. Credo perciò di doverle una pacata spiegazione. Metterei intanto da parte il richiamo alla fedeltà alla Costituzione che è assai suggestivo mediaticamente, ma anche questione troppo seria per essere messa in discussione dalla vicenda che trattiamo. Oltre 150 anni di storia, i nostri morti e il lavoro diuturno per il bene dei cittadini di migliaia di persone sottopagate onorano la Costituzione ogni giorno. Non credo perciò che nessuno abbia bisogno di essere rassicurato sulla fedeltà alla Costituzione delle forze di polizia.

Credo invece, e sono d'accordo con Repubblica, che il Paese abbia bisogno di spiegazioni su quel che realmente accadde a Genova. L'Istituzione, attraverso di me, si muove e si muoverà a tal fine senza alcuna riserva, non attraverso proclami via stampa, ma nelle sedi istituzionali e costituzionali.

Si muove, e si muoverà, inoltre, con i fatti. Dall'inizio del mio mandato, ad esempio, mi sto adoperando per approfondire, e anche correggere, tutte le modalità di intervento "in piazza" anche avviando la costituzione della prima scuola di polizia per la tutela dell'ordine pubblico che sarà inaugurata il prossimo 3 dicembre. Abbiamo ai vertici dei reparti, investigativi e operativi in genere, persone pulite. Dal luglio dello scorso anno, io sono il loro garante e mi assumo, come ho già fatto, la responsabilità per gli errori che possano commettere.

Caro direttore, sto scrivendo l'ultimo capitolo della mia storia professionale e non lo macchierò certo per reticenza, per viltà o per convenienza.

Antonio Manganelli

MIO COMMENTO:
Le intenzioni del capo della Polizia sono buone e condivido le sue parole. Non credo però che arriveremo alla verità su quanto successo in occasione del G8 di Genova, così come nessuno mi leva dalla testa che si sia trattato di un atto premeditato: lasciare agire indisturbati i black bloc per poi prendersela (anzi, prenderli: a manganellate!) con i manifestanti. Essere massacrati gratuitamente in strada o alla Diaz e poi subire botte, torture ed umiliazioni in caserma non è stata una giusta lezione per ragazzi che contavano di far sentire la propria voce al mondo manifestando pacificamente. Abbiamo tutti bisogno di credere che i nostri diritti sanciti dalla Costituzione debbano essere difesi e garantiti dalla forze dell'ordine. I responsabili della mattanza di Genova andavano puniti e cacciati, non promossi, come invece è avvenuto. E la sentenza della scorsa settimana ci allontana ancora di più dall'essere una vera Democrazia.

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