martedì 19 ottobre 2010

Il paradiso (fiscale) non può attendere


Rubo dal blog del sempre lucidissimo Vittorio Zucconi, su Repubblica.it. Sperando che non mi faccia causa...

Poichè i governi della menzogna si reggono sulla smemoratezza, sono andato a rileggere, con supremo sprezzo del pericolo e della noia letale, i documenti finali di quello sciagurato G8 del 2009 inflitto all’Aquila, come se gli aquilani non avessero subito abbastanza danni, mentre noi restavamo a spupazzarci il conto della Maddalena. Ci fu presentato come il trionfo della nuova trasparenza finanziaria, secondo un altro inutile pezzo di carta chiamato il “Protocollo di Lecce” contro i paradisi fiscali. Ecco che cosa invocava il documento finale della presidenza, dunque del presidente di turno del G8 Silvio Berlusconi, in mezzo alla consueta e inutile insalata di parole: “[…} l’esigenza di regole sull’appropriatezza, l’integrità’ e la trasparenza relative alla condotta dell’attività’ economica e della finanza internazionali, per rafforzare l’etica negli affari” e annunciava “….la cooperazione internazionale per combattere la corruzione, l’evasione fiscale, il riciclaggio di denaro sporco…”.
Negli stessi giorni, l’autore ufficiale di queste parole, nella sua qualità di “chair”, di presidente del G8, era intento a mobilitare decine di milioni di Euro da una banca italiana, la Banca Arner, che è sotto inchiesta della magistratura italiana per sospetto, oplà, di riciclaggio di danaro, e, rioplà, sotto il torchio della Banca d’Italia per la sua “opacità” (contrario di trasparenza). Presso questa banca, l’autore del duro documento contro i paradisi fiscali ha il conto corrente numero 1, insieme con molti dei suoi cari, famigliari e complici. E dove li mandava questi milioni, che naturalmente lui era libero di bonificare e di spendere come gli pare, il Caro Crociato contro i paradisi fiscali? Li mandava in una nazione, Antigua, considerata un paradiso fiscale, “lista grigia” dell’Ocse, passando attraverso misteriose fiduciarie off shore dove i soldi sprofondano, per ricomparire sotto forma di un colossale resort di ville e alberghi da centinaia di milioni. Riassumendo: mentre per i bambini dei TG si racconta la fiaba della “lotta ai paradisi fiscali”, per se stessi questi bugiardi sguazzano e investono nei paradisi fiscali.

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