venerdì 17 luglio 2009

Così vogliono spegnere la Rai


di Emiliano Fittipaldi
tratto da l'Espresso

Roberto Zaccaria, deputato Pd ed ex presidente della Rai, si dice sbigottito. "Se portano avanti davvero un progetto simile, per la televisione di Stato sarà una mazzata rovinosa, un colpo devastante da cui sarà difficile riprendersi. Mi auguro che il governo cambi idea".

L'ipotesi è di abbassare il tetto pubblicitario a chi incassa già milioni grazie ad abbonamenti e canoni. Non le sembra giusto?
"È una norma fatta solo per favorire Mediaset. La Rai già oggi ha limiti stringenti riguardo la raccolta pubblicitaria. Nel corso della giornata può dedicare agli spot solo il 12 per cento della programmazione, il Biscione può arrivare al 18. Non a caso la Rai controlla solo il 30 per cento del mercato, mentre il 60 è appannaggio di Mediaset. Il differenziale nella raccolta è condizionata esclusivamente dal tetto: perché, ricordiamolo, la battaglia sullo share è spesso e volentieri vinta dalla Rai".

In più pare che Mediaset sfori parecche volte i limiti consentiti. E così?
"Un fenomeno strutturale, lo fanno in continuazione. L'Autorità per le comunicazioni sostiene di non riuscire a calcolare l'elusione del tetto. Che su base giornaliera è minima, ma nell'arco di un anno è gigantesca. Anche in Rai, in verità, capita di sforare, ma assai meno di quanto fa la concorrenza".

Che succede se la pubblicità dovesse diminuire davvero?
"Gli effetti negativi della crisi sul bilancio diverrebbero strutturali. La situazione è grave: quest'anno sento dire che si chiuderà in rosso, per il 2010 le cose potrebbero andare ancora peggio. Senza utili da reinvestire, la Rai non avrebbe i mezzi per reagire".

Sembra che Viale Mazzini possa diventare il vaso di coccio nella guerra tra Berlusconi e Murdoch.
"La prospettiva di far uscire i canali Rai dalla piattaforma Sky è drammatica. Gli abbonati sono tanti, 4,5 milioni, e buona parte di loro vede i canali di Stato sul satellite. È più comodo, non devi cambiare telecomando. Se la Rai, per risparmiare qualche milione, decidesse di non rinnovare il contratto con Sky, rischierà di perdere una bella fetta di spettatori. E, conseguentemente, di introiti pubblicitari".


E lo share, almeno in questo periodo, sembra già in calo.
"RaiDue è scesa stabilmente in quinta posizione, la rete va malissimo. In più qualche contraccolpo lo sta creando il passaggio, in alcune regioni strategiche, al digitale terrestre. Altro business in cui la Rai è davvero indietro".

Hanno investito poco?
"Bisognava vendere Raiway quando si poteva, il vecchio governo Berlusconi bloccò l'affare. Si sarebbero incassati 250 milioni, e l'azienda sarebbe oggi un player formidabile sulle piattaforme del futuro".

La Rai vuole allearsi con Mediaset e andare sul satellite a braccetto con Mediaset. Non le sembra sensato bloccare lo strapotere di Murdoch? "L'operazione battezzata "Raiset" è di là da venire, in più non credo che gli italiani apprezzino molto l'idea di avere tre decoder, per ovvi problemi logistici e di costi. In più non è detto che Mediaset tolga, contemporaneamente, i suoi canali da Sky: si rischia il paradosso di vedere Rete 4, Canale 5 e Italia 1 ovunque. Berlusconi farebbe davvero bingo. Invece è proprio la Rai a essere vincolata dal contratto di servizio pubblico e dover essere visibile dalla maggior parte possibile di italiani".

La Rai rischia di morire?
"Ne sono stato presidente, non mi faccia fare la parte del corvo del malagurio. Ribadisco che il momento è molto delicato. Anche l'atteggiamento di Berlusconi non aiuta: quando lancia messaggi alle aziende invitandole senza troppi giri di parole a investire su Mediaset deforma a suo vantaggio il mercato. Me ne sono accorto personalmente nel 2001: eravamo in fase di recessione, lo share era buono, ma alcuni grandi investitori spostarono tutti i soldi per gli spot sull'azienda del Cavaliere. Diventato qualche mesi prima premier".

Il solito conflitto di interessi.
"Già. Per un imprenditore è un'operazione a costo zero, mentre il ritorno e il beneficio è immediato e sicuro".

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