Il crepuscolo di un piccolo dittatore

Siamo assolutamente persuasi del fatto che tutto ciò che ha avuto un inizio, prima o poi avrà anche una fine. Eppure, non ci speravamo quasi più: adusi da anni all'odore di zolfo che promana dal televisore ogni volta che appare la sua inconfondibile sagoma, lo ritenevamo invincibile, intoccabile, eterno. Invece sembra davvero che siamo arrivati ai titoli di coda e nel modo più impensabile possibile. Perché il crepuscolo berlusconiano altro non è che una squallida storia di puttane e viagra, feste e festini, gerontomachismo e volatili (uccelli) di Stato. E' la realtà che supera la fantasia, addirittura umiliandola manco fosse il Brasile di Kakà contro l'Italia di Lippi. Parlano Patrizia, Barbara, Lucia, aggiungendo ulteriori sfumature e dettagli ad un quadro d'insieme che lascia a bocca aperta. Spunta addirittura fuori la trans Manola... E mentre Boccaccio se la ride, la stampa internazionale invece strepita, incredula e indignata, nell'ostentata indifferenza però dei tg autoctoni, che persistono nell'applicare il silenziatore ad uno dei peggiori scandali che abbiano attraversato lo Stivale dal secondo dopoguerra ad oggi. Ma ci vorrebbe un altro 11 settembre per distogliere l'attenzione dei media e delle diplomazie di tutto il mondo dalla Mignottopoli emersa a partire dall'affaire Noemi, passando per i 5mila scatti del fotografo Zappadu e arrivando chissà dove; perché come insegnava Lorenzo il Magnifico, "del doman non c'è certezza" ed i colpi di scena - assicurano i soliti bene informati - non si sono affatto esauriti. Anzi. Che la festa sia finita se ne stanno accorgendo (con orrore) i "peones", leccapiedi e servitori del Berlusca, tutto l'indotto di questo uomo-azienda, tanto generoso (Niccolò Ghedini l'ha definito una persona buona e ci mancherebbe che non la pensasse così: avete mai visto la villa dell'onorevole avvocato in Sardegna?) nel premiare - spesso con cariche pubbliche - la devozione delle proprie pecorelle. Ed è appunto studiando le mosse degli ex Dc (gente votata all'autoconservazione perpetua) che possiamo capire quale aria stia tirando a Roma in queste ultime ore. Ad esempio, potreste tenere d'occhio Rotondi. Forse, però, il più consapevole del fatto che il punto di non ritorno sia stato ormai oltrepassato rimane Giuliano Ferrara, autore nei giorni scorsi di un significativo editoriale sul quotidiano Il Foglio. Non è l'unico ad invocare dal grande capo un comportamento meno licenzioso e libertino ("un uomo malato, che frequenta minorenni", stando alle dichiarazioni scritte di Veronica Lario), ma hai voglia a sprecare fiato con un "utilizzatore finale" di cotanto calibro. Chi al contrario s'illude che pure stavolta la tempesta cesserà sono i "miracolati" berlusconiani per eccellenza, tra cui i devotissimi Bondi, Cicchitto, Gasparri e La Russa, mentre la Lega - Bossi in testa - chiude volentieri un occhio ancorché due sulla presenza di numerose intrattenitrici slave e romene nelle ville di Sua Emittenza, un po' perché questa è immigrazione gradita anche agli xenofobi e razzisti militanti di Padania libera e un po' perché se Silvio I imperatore di Bananas uscisse di scena il timone della politica italiana tornerebbe saldamente al centro, relegando la Lega all'avanspettacolo di cui proprio Umberto Bossi era efficacissimo interprete agli albori della sua crociata contro Roma ladrona. Berlusconi è insomma come un pugile alle corde. I suoi vecchi sponsor - Usa in testa - lo hanno già abbandonato o lo stanno facendo (il Vaticano) e io credo che i consiglieri più avveduti stiano già provando a convincerlo a barattare le proprie dimissioni con una via di fuga il più onorevole possibile. Un esilio dorato per Silvio I, magari in Russia dall'amico Putin.
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